Alcune autorità del Kurdistan hanno impedito ai rifugiati di rientrare nelle loro case nonostante siano state liberate dagli uomini del Califfato
Le forze curde hanno impedito ai profughi di origine araba di rientrare nelle aree dell’Iraq recentemente liberati dal controllo di Daesh e che il Kurdistan indipendente vuole incorporare nella propria regione, nonostante il divieto di Baghdad.
Quando a luglio 2014 i combattenti dello Stato islamico avevano lanciato un’offensiva nelle regioni sunnite del nord dell’Iraq, i curdi, sostenuti dai raid della coalizione internazionale avevano ripreso terreno. Al momento i rifugiati sono confinati in zone di sicurezza nel territorio settentrionale. Lo afferma Human Rights Watch (HRW), che chiede al governo regionale di non operare una “punizione collettiva di intere comunità arabe” in seguito agli attacchi dei jihadisti dello Stato Islamico.
“Allontanare gli abitanti arabi ostacolando il loro rientro a casa, sembra andare ben oltre una ragionevole misura di sicurezza” ha spiegato Letta Tayler, una ricercatrice sul terrorismo dell’organizzazione per i diritti umani che ha sede a New York. Il rapporto di Human Rights Watch ha inoltre affermato che i curdi avrebbero ricevuto l’autorizzazione di tornare nelle aree precedentemente sottratte al passaggio dei combattenti dell’Isis, e che alcuni di loro hanno occupato le abitazioni degli arabi
La Ong conferma di aver verificato “atti discriminatori” nelle province di Ninive e di Ebril durante le visite di dicembre e gennaio. Il governo curdo ha difeso queste azioni sostenendo che gli arabi sunniti avevano supportato i membri Daesh e che tutt’ora collaborano con l’organizzazione terroristica.
Quando a luglio 2014 i combattenti dello Stato islamico avevano lanciato un’offensiva nelle regioni sunnite del nord dell’Iraq, i curdi, sostenuti dai raid della coalizione internazionale avevano ripreso terreno. Al momento i rifugiati sono confinati in zone di sicurezza nel territorio settentrionale. Lo afferma Human Rights Watch (HRW), che chiede al governo regionale di non operare una “punizione collettiva di intere comunità arabe” in seguito agli attacchi dei jihadisti dello Stato Islamico.
“Allontanare gli abitanti arabi ostacolando il loro rientro a casa, sembra andare ben oltre una ragionevole misura di sicurezza” ha spiegato Letta Tayler, una ricercatrice sul terrorismo dell’organizzazione per i diritti umani che ha sede a New York. Il rapporto di Human Rights Watch ha inoltre affermato che i curdi avrebbero ricevuto l’autorizzazione di tornare nelle aree precedentemente sottratte al passaggio dei combattenti dell’Isis, e che alcuni di loro hanno occupato le abitazioni degli arabi
La Ong conferma di aver verificato “atti discriminatori” nelle province di Ninive e di Ebril durante le visite di dicembre e gennaio. Il governo curdo ha difeso queste azioni sostenendo che gli arabi sunniti avevano supportato i membri Daesh e che tutt’ora collaborano con l’organizzazione terroristica.
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