Centinaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti di ogni età sono rinchiusi, in condizioni inumane e degradanti, nel centro di accoglienza per stranieri “Gazi Baba” della capitale macedone Skopje.
Il centro, che ha una capacità ufficiale massima di 150 persone, ne ospita più del doppio. Molte persone sono costrette a dormire sul pavimento. Oltre al sovraffollamento, i servizi igienico-sanitari sono inadeguati e il cibo insufficiente.
La maggior parte dei detenuti, perché di questo di fatto si tratta, è costituita da nuclei familiari fuggiti dalla Siria, compresi bambini, donne in gravidanza e neo-mamme coi loro piccoli. Altri arrivano da aree di crisi differenti, come Afghanistan, Pakistan e Somalia. Vengono tenuti a “Gazi Baba” anche per sei mesi, allo scopo di accertarne l’identità e soprattutto di coinvolgerli come testimoni nei processi contro i trafficanti.
Il diritto internazionale stabilisce che il ricorso automatico alla detenzione dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati è illegale e che i minorenni – soprattutto se non accompagnati – non dovrebbero mai essere detenuti per questioni legate all’immigrazione.
Lo scorso ottobre il Comitato europeo per la prevenzione della tortura ha visitato il centro “Gazi Baba”. Le sue conclusioni non sono state rese ancora pubbliche perché – così stabilisce la procedura – manca il consenso del governo della Macedonia.
Il 18 dicembre l’Ufficio del difensore civico della Macedonia ha espresso preoccupazione per le condizioni del centro ricordando che la detenzione dei minori è vietata e che, in attesa della scarcerazione, questi ultimi avrebbero dovuto ricevere una specifica assistenza medica e psicologica.
Quest’anno, a gennaio, una delegazione di Amnesty International in visita in Macedonia ha chiesto di poter avere accesso al centro “Gazi Baba” ma ha ottenuto un rifiuto. Le è stato invece proposto di visitare il centro per rifugiati di Vizbegovo, dove c’è spazio per 150 persone ma gli ospiti sono solo una trentina.
La maggior parte dei detenuti, perché di questo di fatto si tratta, è costituita da nuclei familiari fuggiti dalla Siria, compresi bambini, donne in gravidanza e neo-mamme coi loro piccoli. Altri arrivano da aree di crisi differenti, come Afghanistan, Pakistan e Somalia. Vengono tenuti a “Gazi Baba” anche per sei mesi, allo scopo di accertarne l’identità e soprattutto di coinvolgerli come testimoni nei processi contro i trafficanti.
Il diritto internazionale stabilisce che il ricorso automatico alla detenzione dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati è illegale e che i minorenni – soprattutto se non accompagnati – non dovrebbero mai essere detenuti per questioni legate all’immigrazione.
Lo scorso ottobre il Comitato europeo per la prevenzione della tortura ha visitato il centro “Gazi Baba”. Le sue conclusioni non sono state rese ancora pubbliche perché – così stabilisce la procedura – manca il consenso del governo della Macedonia.
Il 18 dicembre l’Ufficio del difensore civico della Macedonia ha espresso preoccupazione per le condizioni del centro ricordando che la detenzione dei minori è vietata e che, in attesa della scarcerazione, questi ultimi avrebbero dovuto ricevere una specifica assistenza medica e psicologica.
Quest’anno, a gennaio, una delegazione di Amnesty International in visita in Macedonia ha chiesto di poter avere accesso al centro “Gazi Baba” ma ha ottenuto un rifiuto. Le è stato invece proposto di visitare il centro per rifugiati di Vizbegovo, dove c’è spazio per 150 persone ma gli ospiti sono solo una trentina.
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