Ramallah - Anche quest'anno migliaia di persone si sono date appuntamento a Betlemme, nei Territori occupati palestinesi, per partecipare alla "Maratona di Betlemme: Diritto al Movimento".
Un palestinese corre la Maratona di Betlemme,
passando vicino al muro di separazione.
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La competizione - che vuole simboleggiare anche l'aspirazione dei palestinese alla fine dell'occupazione e delle limitazioni imposte da Israele - ha attratto sportivi da Gerusalemme, Nablus, Ramallah e ha visto la partecipazione di rappresentanti di 51 nazioni che si sono confrontati sul percorso cittadino lungo le principali attrazioni artistiche e storiche della città, ma anche tra i campi profughi di Deisha e Ayda.
Giunta alla terza edizione, la maratona è organizzata dal Comitato Olimpico Palestinese e dall'associazione danese 'Right to Movement', con l'intento di porre l'accento sulle difficoltà di libera circolazione dei cittadini palestinesi a causa delle restrizioni iseaeliane. Tra queste, una serie di checkpoint e la barriera di separazione che circonda parte della città cristiana, il cui territorio resta per l'85% classificato area C, sotto completo controllo israeliano, fin dagli Accordi di Oslo.
Oltre alla classica maratona (42,195 km) i partecipanti si sono confrontati sulla mezza maratona e sulla più abbordabile 10 chilometri. Altissima è stata la presenza di giovani palestinesi, soprattutto ragazze, che gli organizzatori valutano intorno al 40%.
"E' bello fare qualcosa di normale come partecipare ad una maratona, mi fa sentire uguale a tutti gli altri ragazzi stranieri che sono qui oggi" dice con il fiato ancora corto Huzma, diciannovenne di Gerusalemme, alla linea d'arrivo.
A differenza degli anni passati, Israele ha concesso, tramite il Cogat (Coordinamento delle Attività Governative nei Territori), ad un nutrito numero di fondisti di Gaza (46) -tra i quali il vincitore della maratona Abed El Nasser Awajneh- di partecipare alla competizione. Gli organizzatori avevano originariamente fatto richiesta di permesso per 55 corridori.
''Fin dall'inizio abbiamo fondato la manifestazione per richiamare l'attenzione sulla mancanza di libera circolazione dei palestinesi, ma oggi, l'assenza di attenzione verso l'occupazione dimostra una progressione verso la normalizzazione: la gente ha incominciato ad accettare l'occupazione come una parte normale della loro vita quotidiana" ha denunciato ai media Signe Fisher, una delle organizzatrici dell'evento. "La maratona di Betlemme mette tuttavia in luce come la libertà di movimento donne, uomini, ragazzi e ragazze palestinesi continui ad essere severamente limitata sotto la prolungata occupazione militare israeliana", ha dichiarato da parte sua in un comunicato James W. Rawly, coordinatore degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite nei Territori occupati (OCHA)
di Michele Monni
''Fin dall'inizio abbiamo fondato la manifestazione per richiamare l'attenzione sulla mancanza di libera circolazione dei palestinesi, ma oggi, l'assenza di attenzione verso l'occupazione dimostra una progressione verso la normalizzazione: la gente ha incominciato ad accettare l'occupazione come una parte normale della loro vita quotidiana" ha denunciato ai media Signe Fisher, una delle organizzatrici dell'evento. "La maratona di Betlemme mette tuttavia in luce come la libertà di movimento donne, uomini, ragazzi e ragazze palestinesi continui ad essere severamente limitata sotto la prolungata occupazione militare israeliana", ha dichiarato da parte sua in un comunicato James W. Rawly, coordinatore degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite nei Territori occupati (OCHA)
di Michele Monni
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