Ormai la notizia di nuove guerre e di nuove ondate di profughi e rifugiati non è più una di quelle che attira i media e per questo giornali e tv non ne parla più. La realtà, è che, anche se non se ne parla, il problema aumenta, giorno dopo giorno, ad un ritmo preoccupante.
Oggi, ogni quattro secondi una persona è costretta a fuggire dalla propria casa e a diventare “profugo”. Sono oltre 20mila le persone che ogni giorno vanno ad aggiungersi al popolo di quelli che scappano da guerre, rivolte, in alcuni casi da calamità naturali e cambiamenti climatici che hanno reso non più vivibile il posto in cui si trovavano.
Un popolo che ha raggiunto cifre spaventose: i profughi del mondo sono oltre 51 milioni (dati Oxfam). Se fossero una nazione si piazzerebbero al ventiseiesimo posto fra i Paesi più popolati del mondo, tra Sud Africa e Corea del Sud.
Di questi più della metà (33,3 milioni) sono ammassati in aree invivibili ma ancora all’interno dei confini di un Paese da cui cercano di scappare. 16,7 milioni sono riusciti a fuggire all’estero ma continuano a vivere in campi organizzati per accogliere molte meno persone di quelle che ci vivono realmente e dove manca tutto. Solo 1,2 milioni di loro ha potuto presentare richiesta d’asilo politico in un altro Stato ed è in attesa di ricevere una risposta.
Un problema che le organizzazioni internazionali come l’Onu hanno dimostrato di non saper gestire. Un problema che volenti o nolenti spesso finisce per gravare sulle spalle degli europei. Sono loro, infatti, la fonte principale degli aiuti che l’Europa invia ai rifugiati.
“L’Europa non può rimanere indifferente di fronte all’immane tragedia che questo esodo dei nostri tempi rappresenta” ha detto Riccardo Sansone, responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia.
Profughi che, anche quando riescono ad arrivare in Europa, non trovano persone ad accoglierli, e a rispettarli come “persone”, ma molto spesso politici di professione che usano i loro “numeri” per i propri fini. Come il nuovo ministro della Difesa greco, Panos Kammenos, leader dei Greci Indipendenti (formazione di destra nata da una scissione di Nea Demokratia), che ha minacciato di inviare gli oltre 300 mila profughi residenti in Grecia verso Berlino se l’Eurogruppo non accetterà le richieste del governo di Atene sul prestito.
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Una proposta che pare non piacere ai paesi dell’Ue: sono oltre 15mila i profughi che, ogni anno, vengono rispediti in Italia dagli altri paesi dell’Ue. In base a quanto previsto dal Trattato di Dublino, infatti, è il primo Stato di accoglienza ad assumersi ogni responsabilità nei confronti dei profughi o dei richiedenti asilo. Somali, libici, eritrei, siriani, afghani e tanti altri che sbarcati in Sicilia o in altre parti d’Italia hanno cercato di andare al nord verso Francia, Germania, Svizzera e altri. Paesi da cui vengono immancabilmente rimpatriati in Italia, uno stato che non è la loro patria.
Una proposta che pare non piacere ai paesi dell’Ue: sono oltre 15mila i profughi che, ogni anno, vengono rispediti in Italia dagli altri paesi dell’Ue. In base a quanto previsto dal Trattato di Dublino, infatti, è il primo Stato di accoglienza ad assumersi ogni responsabilità nei confronti dei profughi o dei richiedenti asilo. Somali, libici, eritrei, siriani, afghani e tanti altri che sbarcati in Sicilia o in altre parti d’Italia hanno cercato di andare al nord verso Francia, Germania, Svizzera e altri. Paesi da cui vengono immancabilmente rimpatriati in Italia, uno stato che non è la loro patria.
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