L'alto commissario per i diritti umani: situazione insostenibile per i civili, rispettare gli accordi di Minsk
L’Ucraina ha pagato un tributo (al momento) di oltre seimila vite nel conflitto che da aprile 2014 sta insanguinando l’Est del paese, aggravatasi negli ultimi mesi, con i combattimenti intorno a Donetsk.
Lo denuncia il nono rapporto dell’organismo Onu per i diritti umani. L’alto commissario Zeid Ra’ad Al Hussein – si legge nella nota rilasciata dal suo Ufficio – denuncia “l’impietosa devastazione di vite di civili e di infrastrutture”. I numeri parlano di 5.809 vittime e 14.740 feriti accertate, il che fa supporre che viste le lacune di informazioni soprattutto in certe aree, i morti siano oltre seimila, stima l’Ufficio Onu per i diritti umani. Nel solo periodo cui si riferisce il Rapporto (1 dicembre al 15 febbraio) ci sono stati oltre mille morti (1.012) e 3.793 feriti. “Oltre seimila sono state perse in meno di un anno, nei combattimenti nell’Est Ucraina – ha sottolineato -. È un imperativo per tutte le parti rispettare le disposizioni degli Accordi di Minsk e fermare le ostilità che hanno creato una situazione penosa per i civili – in palese violazione della legge umanitaria internazionale e delle leggi sui diritti umani”.
Il Rapporto parla di un “drammatico deterioramento” della situazione a partire da gennaio, con “bombardamenti indiscriminati” sulle aree residenziali con un “pesante tributo di civili” morti o feriti in questi episodi.
Il Rapporto parla di un “drammatico deterioramento” della situazione a partire da gennaio, con “bombardamenti indiscriminati” sulle aree residenziali con un “pesante tributo di civili” morti o feriti in questi episodi.
“La situazione dei diritti umani in Ucraina rimane grave” ha detto Zeid Ra’ad Al Hussein, secondo cui la condizione dei civili è diventata “insostenibile”, mancando spesso l’accesso a generi e cure di prima necessità.
“Anche la supposizione che quanti sono rimasti nei territori controllati dai gruppi armati lo abbiano scelto è doppiamente errata. Molti sono rimasti temendo per le proprie vite se avessero provato a spostarsi. E qualcuno è stato costretto a rimanere o semplicemente era impossibilitato a muoversi. Tutti coloro che sono rimasti hanno diritto a essere protetti, in accordo con le leggi internazionali sui diritti umani. Ogni violazione deve essere scrupolosamente indagata e i responsabili assicurati alla giustizia”. Tra le note positive del report ci sono i colloqui sfociati nei nuovi accordi di Minsk per il “cessate il fuoco”, lo scambio dei prigionieri, il ritiro delle armi pesanti e il ripristino del controllo di Kiev su tutto il territorio.
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