I dati sono stati divulgati dal “Rapporto Global Overview 2015” del Internal Displacement Monitoring Centre, il centro di ricerca del Norwegian Refugee Council. «Ogni giorno 30.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case», sottolinea il segretario generale Jan Egeland
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L'Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), il centro di ricerca del NRC, ha presentato il suo rapporto “Global Overview 2015: People internally displaced by conflict and violence” presso le Nazioni Unite a Ginevra. Per il terzo anno di fila, i dati relativi al numero di persone in fuga all’interno del proprio paese ha superato il precedente record, con il rapporto documenta 11 milioni i nuovi sfollati a causa delle violenze nel 2014.
«I diplomatici di tutto il mondo, le risoluzioni delle Nazioni Unite, i colloqui di pace e gli accordi di cessate il fuoco hanno perso la loro battaglia contro uomini armati e senza pietà, spinti da interessi politici o religiosi, i che da imperativi umani», ha dichiarato Egeland. «Questo rapporto dovrebbe costituire un sostanziale campanello d'allarme. Dobbiamo interrompere questa tendenza in cui milioni di uomini, donne e bambini rimangono intrappolati nelle zone di conflitto di tutto il mondo».
Volker Türk, Assistente Alto Commissario per la Protezione dell’UNHCR, ha affermato che tale, impressionante, numero di persone in fuga a causa di conflitti e violenze anticipa ulteriori esodi. «Sappiamo che sempre più sfollati sono costretti a fuggire più e più volte all'interno del loro paese. Quanto più a lungo dura il conflitto, tanto più si sentono insicuri e quando la disperazione dilaga sono in molti a decidere di attraversare le frontiere e diventare rifugiati», ha dichiarato.
«Come abbiamo visto nel recente passato, ad esempio nel Mediterraneo, la disperazione spinge le persone a tentare la sorte, anche rischiando pericolose traversate in barca. La soluzione più ovvia è rappresentata da uno sforzo a tutto campo per portare la pace nei paesi devastati dalla guerra», ha aggiunto Türk.
Il rapporto evidenzia inoltre come i casi di esodo di lunga durata o prolungati contribuiscano in maniera rilevante all’allarmante dato totale sugli sfollati nel mondo. Nel 2014, in quasi il 90% dei 60 paesi e territori monitorati dall’IDMC erano presenti persone sfollate da dieci o più anni.
«Con nuove crisi in corso o con il peggioramento di quelle già esistenti, come in Ucraina o l'Iraq, nuovi casi di sfollati vanno ad aggiungersi a una già massiccia popolazione globale di sfollati a cui sembra impedito di trovare il modo di porre fine al proprio esodo», ha dichiarato Alfredo Zamudio, direttore dell’IDMC.
«La maggior parte di questa vasta popolazione è composta da coloro che sono diventati sfollati molti anni fa, in Azerbaigian o Cipro. Di conseguenza, ciò a cui comunemente assistiamo è che l’esodo interno costringe un individuo a un circolo vizioso a cui diventa sempre più difficile sfuggire con il passare del tempo», ha affermato Zamudio.
Il rapporto dell’IDMC descrive inoltre come questi esodi interni spesso rivelino difficoltà strutturali all'interno di un paese, e come tali crisi possano essere prolungate a causa di una deliberata politicizzazione della questione da parte del governo o del suo rifiuto di trovare una risoluzione formale per risolverle.
«38 milioni di esseri umani soffrono - spesso in condizioni orrende, trovandosi senza speranza e senza futuro. Se non ci impegniamo a cambiare il nostro approccio, l'onda d'urto di questi conflitti continuerà a perseguitarci per i decenni a venire», ha dichiarato Egeland.
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