Rischiano la pena di morte, Yat Michael e Peter Yein Reith, i due reverendi evangelici sudsudanesi arrestati in Sudan. A riferire la notizia è il Morning Star News: i due religiosi sono stati accusati dall’Intelligence nazionale e servizi di sicurezza (Niss) di minare il sistema costituzionale, di spionaggio e di sovversione contro lo Stato.
Se riconosciuti colpevoli possono essere condannati all’ergastolo o alla morte. In realtà, i due sono pesantemente discriminati per nazionalità e religione. Dal 2011 il Sud Sudan, a maggioranza cristiana, è indipendente proprio dal Sudan, dopo anni di guerra civile e persecuzioni etniche.
Dopo la separazione, il presidente sudanese, Omar Bashir, ha giurato di trasformare il suo Paese in una nazione completamente islamica, esercitando ancora maggiori pressioni sulla minoranza cristiana rimasta. «Le accuse sono serie – ha dichiarato il loro legale, musulmano – ma stiamo facendo di tutto per farli liberare».
Yat Michael è stato arrestato a Karthoum il 21 dicembre, mentre Peter Yein Reith, l’11 gennaio, dopo aver sottoscritto un appello per la liberazione del primo. Per mesi non si sono avute loro notizie, nonostante i numerosi appelli anche dal-l’estero, tra cui l’Ong Amnesty International. Il 30 aprile sono stati trasferiti da un comando della polizia a una prigione dell’Niss e il 7 maggio il Morning Star News è riuscito a mettersi in contatto con loro. L’Niss ha chiesto 12mila dollari per la loro liberazione al seregretario generale della chiesa presbiteriana evangelica sud Sudanese (SSPEC), reverendo Philip Akway Obang.
Sul caso il senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani, ha presentato un'interrogazione al ministro degli Esteri Gentiloni, richiamando la vicenda di Meriam Ibrahim, la cristiana condannata a morte poi rilasciata dopo una vasta mobilitazione internazionale".
Manconi attraverso l'interrogazione chiede alla Farnesina se l'ambasciatore a Khartoum sia a conoscenza della vicenda e abbia notizie in merito alle condizioni dei due pastori e se sono stati rispettati i loro diritti. Il senatore chiede inoltre al governo, in considerazione dei
buoni rapporti esistenti con il Sudan, di sollecitare l'esecutivo sudanese sulla questione della tutela delle minoranze religiose, in particolare cristiane, intraprendendo azioni concrete affinché il Sudan rispetti la Costituzione, che garantisce la libertà religiosa in contrasto con quanto previsto dalla Sharia e, in collaborazione con l'Unione europea, avviare
iniziative di cooperazione ed esercitare pressioni affinché il Sudan abolisca le leggi sull'apostasia.
Dopo la separazione, il presidente sudanese, Omar Bashir, ha giurato di trasformare il suo Paese in una nazione completamente islamica, esercitando ancora maggiori pressioni sulla minoranza cristiana rimasta. «Le accuse sono serie – ha dichiarato il loro legale, musulmano – ma stiamo facendo di tutto per farli liberare».
Yat Michael è stato arrestato a Karthoum il 21 dicembre, mentre Peter Yein Reith, l’11 gennaio, dopo aver sottoscritto un appello per la liberazione del primo. Per mesi non si sono avute loro notizie, nonostante i numerosi appelli anche dal-l’estero, tra cui l’Ong Amnesty International. Il 30 aprile sono stati trasferiti da un comando della polizia a una prigione dell’Niss e il 7 maggio il Morning Star News è riuscito a mettersi in contatto con loro. L’Niss ha chiesto 12mila dollari per la loro liberazione al seregretario generale della chiesa presbiteriana evangelica sud Sudanese (SSPEC), reverendo Philip Akway Obang.
Sul caso il senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani, ha presentato un'interrogazione al ministro degli Esteri Gentiloni, richiamando la vicenda di Meriam Ibrahim, la cristiana condannata a morte poi rilasciata dopo una vasta mobilitazione internazionale".
Manconi attraverso l'interrogazione chiede alla Farnesina se l'ambasciatore a Khartoum sia a conoscenza della vicenda e abbia notizie in merito alle condizioni dei due pastori e se sono stati rispettati i loro diritti. Il senatore chiede inoltre al governo, in considerazione dei
buoni rapporti esistenti con il Sudan, di sollecitare l'esecutivo sudanese sulla questione della tutela delle minoranze religiose, in particolare cristiane, intraprendendo azioni concrete affinché il Sudan rispetti la Costituzione, che garantisce la libertà religiosa in contrasto con quanto previsto dalla Sharia e, in collaborazione con l'Unione europea, avviare
iniziative di cooperazione ed esercitare pressioni affinché il Sudan abolisca le leggi sull'apostasia.
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