Nouadhibou – Marcisce in carcere da più di un anno e condannato a morte aspetta la sua ora. Mohamed Cheikh ould Mohamed ould Mkhaitir, un ingegnere di 29 anni, figlio del prefetto di Nouadhibou, è stato condannato a morte per apostasia. E’ solo e senza protezione, nessun avvocato vuole difenderlo e gli estremisti islamici reclamano la sua testa. L’apostasia è considerata dal mondo islamico un reato, da punire con la pena capitale.
Mohamed Cheikh ould Mohamed ould Mkhaitir |
In un secondo momento il giovane ha manifestato pentimento di fronte alla corte, la quale invece non lo ha ritenuto sincero e quindi da condannare. La pronuncia del verdetto è stata salutata in città da scene di gioia e allegria. Gli abitanti sono scesi in strada festeggiando e gridando “Allah Akbar”, Dio è grande.
L’osservatorio internazionale per i diritti Ossin si è dato subito da fare ed è sceso in campo. L’Unione delle camere penali italiane ha incaricato il presidente di Ossin Nicola Quatrano e il giudice Giuliana Pollio di seguire il processo d’appello contro Mkhaitir. Il presidente Quatrano si è recato personalmente a Nouakchott e poi a Nouadhibou, dove ha incontrato la militante mauritana per i diritti umani, presidente dell’ong Afcf (Associazione delle donne capi di famiglia), Aminetou Mint Moctar, che si sta battendo per la liberazione del giovane mauritano e anche la sorella dell’imputato.
«Il grosso problema da fronteggiare – spiega il presidente di Ossin, Nicola Quatrano – è quello di dare al più presto una difesa a questo ragazzo. Stiamo cercando avvocati arabi per difenderlo in appello, nonostante questi siano reticenti per non andare contro la volontà del presidente della Repubblica islamica della Mauritania, Mohamed Abdel Aziz e della sua gente». Per questo motivo l’osservatorio Ossin organizzerà una raccolta di fondi tramite il finanziamento collettivo del crowdfunding, per fare fronte alle ingenti spese processuali.
Il giovane condannato a morte ha rivolto un appello, tramite l’Ossin «a tutta la famiglia umana, a tutte le persone di buona volontà, a tutte le ong che lottano per la libertà e l’umanesimo e a tutti i paesi che tutelano le libertà e la libera espressione perché mi sostengano con una presenza massiccia al processo di appello. Ho bisogno del sostegno di tutti e ho anche bisogno di un aiuto economico per coprire le spese della mia difesa».
di Roberta Falasca
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