“La tutela dei diritti delle minoranze è un tema che deve essere affrontato molto, molto attentamente e nel modo più rapido ed efficace possibile, ma non sono sicura che il governo stia facendo abbastanza. (…) Si tratta di un tema molto delicato. Ci sono tanti gruppi razziali e religiosi… qualsiasi cosa si faccia per un gruppo può avere un impatto su altri gruppi. Quindi questa è una situazione estremamente complessa e non qualcosa che può essere risolto in una notte”:
lo ha detto Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione in una rara intervista al Washington Post, commentando la situazione della minoranza Rohingya nel Myanmar.
La difficile situazione dei Rohingya è peggiorata in modo drammatico dal 2012, quando scontri con gruppi radicali Rakhine hanno causato decine di morti e circa 140.000 sfollati. In questi ultimi mesi, le immagini di centinaia di migranti trainati su imbarcazioni e vittime del traffico di esseri umani, nel Golfo del Bengala e lungo le coste del Sud-est asiatico, hanno stimolato una richiesta internazionale di intervento umanitario. Allo stesso tempo, molti leader di Stati e di organizzazioni internazionali dei diritti hanno fatto pressione presso il governo di Naypyidaw perché riconosca i Rohingya come cittadini birmani.
Finora né il governo né i partiti di opposizione hanno dimostrato molto interesse nell’affrontare le tensioni createsi nello Stato di Rikhine (Arakan) dove si trova la maggioranza dei Rohingya per paura di alienarsi gli elettori buddisti in vista delle elezioni nazionali previste entro la fine dell’anno. La stessa Aung San Suu Kyi è stata spesso accusata dai media internazionali per non aver preso una posizione chiara in favore dei diritti della minoranza Rohingya.
“Abbiamo molte minoranze in questo paese e io sto sempre parlando dei diritti delle minoranze, della pace, dell’armonia e per l’uguaglianza” ha detto Suu Kyi nella sua intervista, esprimendo la preoccupazione che le riforme in corso in Myanmar possano rivelarsi “una totale llusione”.
[PL]
La difficile situazione dei Rohingya è peggiorata in modo drammatico dal 2012, quando scontri con gruppi radicali Rakhine hanno causato decine di morti e circa 140.000 sfollati. In questi ultimi mesi, le immagini di centinaia di migranti trainati su imbarcazioni e vittime del traffico di esseri umani, nel Golfo del Bengala e lungo le coste del Sud-est asiatico, hanno stimolato una richiesta internazionale di intervento umanitario. Allo stesso tempo, molti leader di Stati e di organizzazioni internazionali dei diritti hanno fatto pressione presso il governo di Naypyidaw perché riconosca i Rohingya come cittadini birmani.
Finora né il governo né i partiti di opposizione hanno dimostrato molto interesse nell’affrontare le tensioni createsi nello Stato di Rikhine (Arakan) dove si trova la maggioranza dei Rohingya per paura di alienarsi gli elettori buddisti in vista delle elezioni nazionali previste entro la fine dell’anno. La stessa Aung San Suu Kyi è stata spesso accusata dai media internazionali per non aver preso una posizione chiara in favore dei diritti della minoranza Rohingya.
“Abbiamo molte minoranze in questo paese e io sto sempre parlando dei diritti delle minoranze, della pace, dell’armonia e per l’uguaglianza” ha detto Suu Kyi nella sua intervista, esprimendo la preoccupazione che le riforme in corso in Myanmar possano rivelarsi “una totale llusione”.
[PL]
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.