Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione che prevede l’identificazione e iscrizione in una ‘lista nera’ dei paesi e gruppi armati colpevoli di rapire i bambini nei conflitti armati. La pratica – secondo il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon sempre più diffusa – è spesso accompagnata da gravi violazioni e abusi che vanno dall’arruolamento coatto alle violenze e all’omicidio.
La lista nera dei ‘violatori dei bambini’ fu creata nel 2005 con l’intento di salvaguardare i minori dalle violenze nei conflitti armati. I paesi e gruppi che figurano al suo interno possono essere oggetto di sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza.
L’Onu ritiene che l’impennata di casi di sequestro di massa di bambini – attribuiti a gruppi armati come il sedicente Stato islamico o Boko Haram – sia da attribuire ad una “tattica utilizzata per terrorizzare in particolare gruppi etnici e comunità religiose”.
Di recente tuttavia, la lista – che alcune associazioni hanno ribattezzato ‘della vergogna’ – è stata al centro di una polemica poiché l’Onu ha stralciato dal documento i nomi di Israele e Hamas. A raccomandare la loro inclusione nella lista era stato l’inviato Onu per i Bambini e i conflitti Armati, Leila Zerrougui, in un rapporto confidenziale stilato dopo l’offensiva dell’estate scorsa nella Striscia di Gaza in cui sono morti più di 500 bambini.
[AdL]
L’Onu ritiene che l’impennata di casi di sequestro di massa di bambini – attribuiti a gruppi armati come il sedicente Stato islamico o Boko Haram – sia da attribuire ad una “tattica utilizzata per terrorizzare in particolare gruppi etnici e comunità religiose”.
Di recente tuttavia, la lista – che alcune associazioni hanno ribattezzato ‘della vergogna’ – è stata al centro di una polemica poiché l’Onu ha stralciato dal documento i nomi di Israele e Hamas. A raccomandare la loro inclusione nella lista era stato l’inviato Onu per i Bambini e i conflitti Armati, Leila Zerrougui, in un rapporto confidenziale stilato dopo l’offensiva dell’estate scorsa nella Striscia di Gaza in cui sono morti più di 500 bambini.
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