Città Del Vaticano - "Torturare le persone è un peccato mortale, è un peccato molto grave". Reduce dal viaggio in Calabria - che passerà alla storia per la scomunica pronunciata nei confronti dei mafiosi - Francesco ha ricordato all'Angelus "la Giornata delle Nazioni Unite per le vittime della tortura che ricorre il 26 giugno. Ma il Papa non si limita alla denuncia e chiede alla Chiesa di darsi da fare, di non stare alla finestra. "Invito i cristiani - ha detto Francesco - ad impegnarsi per collaborare alla sua abolizione e sostenere le vittime e i loro familiari". Bergoglio dunque avverte che certe forme di male rischiano di allontanare per sempre da Dio. Lo stesso principio per cui, dalla piana di Sibari, aveva lanciato il suo anatema contro i mafiosi.
Il Papa ha poi invitato ad amare chi non ci ama. "Diventiamo capaci di amare anche chi non ci ama, è questo è davvero difficile. Di opporci al male con il bene, di perdonare, di condividere, di accogliere. Grazie a Gesù e al suo Spirito, anche la nostra vita diventa 'pane spezzato' per i nostri fratelli. E vivendo così scopriamo la vera gioia! La gioia di farsi dono, per ricambiare il grande dono che noi per primi abbiamo ricevuto, senza nostro merito".
Il Papa ha poi invitato ad amare chi non ci ama. "Diventiamo capaci di amare anche chi non ci ama, è questo è davvero difficile. Di opporci al male con il bene, di perdonare, di condividere, di accogliere. Grazie a Gesù e al suo Spirito, anche la nostra vita diventa 'pane spezzato' per i nostri fratelli. E vivendo così scopriamo la vera gioia! La gioia di farsi dono, per ricambiare il grande dono che noi per primi abbiamo ricevuto, senza nostro merito".
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