Un gruppo di legali di Hong Kong ha lanciato l'allarme, segnalando con un campagna globale i rischi di un rinvio a giudizio per gli attivisti arrestati nelle scorse settimane e ancora in detenzione. I 40 avvocati hanno chiesto che eventuali giudizi siano “equi e aperti”, non inquinati da pressioni politiche.
I loro timori, come pure quello di molti altri che hanno a cuore la sorte dei loro colleghi in Cina, sono accentuati dalla pubblicazione su mass media cinesi di notizie riguardanti confessioni e “espressioni di rimorso” da parte di alcuni degli arrestati. Un'ammissione di colpevolezza che non avrebbe alcun senso, data la loro attività di controllo e di tutela dei diritti legali nel paese.
Sono almeno 233 i legali e attivisti arrestati, interrogati e detenuti. Secondo il Gruppo di impegno di avvocati per i diritti umani in Cina, con base a Hong Kong, 14 sarebbero ancora sotto custodia, mentre di sei si sarebbero perse le tracce. “Sarebbe sciagurato e deplorevole se il comportamento dei legali dovesse essere interpretato come di natura criminale”, ha segnalato il gruppo, confermando che una eventuale condanna “avrebbe un effetto paralizzante sulla conduzione adeguata dei loro doveri”.
A incentivare l'allarme tra i legali che sostengono le loro controparti nella Cina continentale, la confessione di Zhou Shifeng, noto avvocato e direttore dello studio legale Fengrui, il più noto tra quelli che da tempo si occupano della difesa di individui considerati pericolosi dalle autorità per questo sottoposti a pressione o perseguiti per legge. L'accusa per Zhou è di “attività criminali”, un'accusa vaga che comporta però pene severe. Insieme a lui, altri del suo studio che sarebbero responsabili di “avere manipolato, organizzato e promosso cause legali”.
Dubbi sulla congruità di un eventuale processo e la veridicità di confessioni rilasciate prima ancora di essere rinviati a giudizio, sono espressi anche da Amnesty International, che segnala anche come diversi altri legali in rapporto con Fengrui siano sotto custodia, in carcere o nelle loro abitazioni, e che anche simpatizzanti e loro parenti sono sottoposti a misure restrittive o di sorveglianza.
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