Roma – ”L’Italia può e deve svolgere un ruolo da protagonista nella gestione europea del fenomeno migratorio. Non basta la generosità delle persone”: lo ha affermato il Presidente della Commissione diritti umani del Senato Luigi Manconi, durante la conferenza “Se la via del mare finisce in stazione. Soccorrere, proteggere, accogliere, integrare”, promossa dalla Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la promozione dei diritti umani e dalla Comunità di Sant’Egidio.
E non è solo ”la collocazione geografica” a dover spingere l’Italia a prendere la situazione in pugno, con quello che Manconi definisce ”uno scatto laterale di audacia e lungimiranza”: il punto è anche che le prospettive indicate – e tuttora da definire – dalle istituzioni europee dopo “estenuanti negoziati”, sono “drammaticamente distanti dallo scenario attuale”.
Lo indicano i numeri: a fronte di 626.000 persone che nel 2014 hanno chiesto asilo in Europa, il Consiglio europeo ha previsto la ricollocazione – su base volontaria – tra gli stati membri di 40.000 richiedenti. Se in termini simbolici la misura rappresenta secondo Manconi ”un primo passo incoraggiante”, non si può non sottolineare l’altra faccia della medaglia: ossia, il ”deficit e l’impasse dell’Unione europea rispetto alla realtà del fenomeno migratorio”. Una realtà con cui l’Italia dovrà fare i conti ora e negli anni a venire – come sottolineato di recente dal ministro degli esteri Paolo Gentiloni – e che ha da tempo assunto tratti strutturali, e non emergenziali: ”Se pensiamo a questo fenomeno in senso emergenziale le domande che ci poniamo sono sbagliate, e dunque anche le risposte”, ha rimarcato il presidente del comitato della Camera per la tutela dei diritti umani Mario Marazziti.
E invece, nell’ottica di questo nuovo protagonismo dell’Italia Manconi ha portato sul tavolo due ipotesi di lavoro concrete e attuabili da subito. Nel constatare”la situazione inerziale in cui ad oggi si trova il Consiglio UE, l’Italia deve stringere in autonomia accordi bilaterali con i paesi europei che già si sono mostrati disponibili ad accogliere i profughi”. Una misura, questa, che non andrebbe in contrasto con il regolamento Dublino, che prevede la possibilità di deroghe per accordi bilaterali che consentano di comune intesa la messa in atto di procedure di ricollocazione e reinsediamento. La seconda proposta avanzata da Manconi ”è impegnativa e delicata”, e si basa sul fatto che l’Italia è contributore netto dell’Ue, ossia ”dà all’Unione più di quanto riceva”. Per questo, secondo il presidente della Commissione ”nel momento in cui viene violato, come è evidente, il principio di solidarietà tra stati, con il rifiuto di una politica condivisa su migrazione e asilo, viene violato il fondamento politico e etico della stessa Ue”. Da qui, “ritengo – ha dichiarato Manconi – che l’Italia possa intraprendere l’iniziativa affinché la quota eccedente, il saldo tra ciò che si dà e quello che si riceve, venga destinato alla creazione di un fondo speciale di solidarietà, da gestire con i paesi europei intenzionati a elaborare una politica condivisa”.
Anche il delegato UNHCR per il Sud Europa Laurens Jolle avanza ipotesi concrete, come la possibilità di elargire borse di studio a cittadini siriani, per consentire alle persone che scappano dalla guerra di entrare in Italia in modo legale e sicuro e tutelare l’inserimento nella società, o l’urgente necessità di snellire le pratiche delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione. ”E’ importante – ha aggiunto Jolle – abolire l’accoglienza dei richiedenti asilo nei grandi centri, come i Cara, e prevedere per queste strutture una funzione di mero transito regionale per brevi periodi di tempo prima della collocazione nei piccoli progetti territoriali di cui dovrebbe essere composta la rete Sprar (servizio protezione richiedenti asilo)”. Un percorso che in realtà dovrebbe già essere presente e attuato, ma che in pratica non si realizza, costringendo piuttosto le persone a restare ferme per mesi in grandi centri, con buona pace dell’inserimento, della garanzia dei diritti e della gestione dei bisogni delle persone più vulnerabili: i minori in primis, come emerso più volte, da ultimo durante la recente ispezione a sorpresa effettuata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni dei migranti nei centri di accoglienza al centro per minori stranieri di Giarre, in provincia di Catania. Situazioni che sarebbero evitabili con un ”serio sistema di monitoraggio dell’accoglienza, attualmente assente, come dimostrano anche le ultime inchieste su Mafia Capitale”, ha sottolineato Jolle, che rimarca anche come ”le riforme dell’asilo in Italia non siano più procrastinabili”.
Lo indicano i numeri: a fronte di 626.000 persone che nel 2014 hanno chiesto asilo in Europa, il Consiglio europeo ha previsto la ricollocazione – su base volontaria – tra gli stati membri di 40.000 richiedenti. Se in termini simbolici la misura rappresenta secondo Manconi ”un primo passo incoraggiante”, non si può non sottolineare l’altra faccia della medaglia: ossia, il ”deficit e l’impasse dell’Unione europea rispetto alla realtà del fenomeno migratorio”. Una realtà con cui l’Italia dovrà fare i conti ora e negli anni a venire – come sottolineato di recente dal ministro degli esteri Paolo Gentiloni – e che ha da tempo assunto tratti strutturali, e non emergenziali: ”Se pensiamo a questo fenomeno in senso emergenziale le domande che ci poniamo sono sbagliate, e dunque anche le risposte”, ha rimarcato il presidente del comitato della Camera per la tutela dei diritti umani Mario Marazziti.
E invece, nell’ottica di questo nuovo protagonismo dell’Italia Manconi ha portato sul tavolo due ipotesi di lavoro concrete e attuabili da subito. Nel constatare”la situazione inerziale in cui ad oggi si trova il Consiglio UE, l’Italia deve stringere in autonomia accordi bilaterali con i paesi europei che già si sono mostrati disponibili ad accogliere i profughi”. Una misura, questa, che non andrebbe in contrasto con il regolamento Dublino, che prevede la possibilità di deroghe per accordi bilaterali che consentano di comune intesa la messa in atto di procedure di ricollocazione e reinsediamento. La seconda proposta avanzata da Manconi ”è impegnativa e delicata”, e si basa sul fatto che l’Italia è contributore netto dell’Ue, ossia ”dà all’Unione più di quanto riceva”. Per questo, secondo il presidente della Commissione ”nel momento in cui viene violato, come è evidente, il principio di solidarietà tra stati, con il rifiuto di una politica condivisa su migrazione e asilo, viene violato il fondamento politico e etico della stessa Ue”. Da qui, “ritengo – ha dichiarato Manconi – che l’Italia possa intraprendere l’iniziativa affinché la quota eccedente, il saldo tra ciò che si dà e quello che si riceve, venga destinato alla creazione di un fondo speciale di solidarietà, da gestire con i paesi europei intenzionati a elaborare una politica condivisa”.
Anche il delegato UNHCR per il Sud Europa Laurens Jolle avanza ipotesi concrete, come la possibilità di elargire borse di studio a cittadini siriani, per consentire alle persone che scappano dalla guerra di entrare in Italia in modo legale e sicuro e tutelare l’inserimento nella società, o l’urgente necessità di snellire le pratiche delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione. ”E’ importante – ha aggiunto Jolle – abolire l’accoglienza dei richiedenti asilo nei grandi centri, come i Cara, e prevedere per queste strutture una funzione di mero transito regionale per brevi periodi di tempo prima della collocazione nei piccoli progetti territoriali di cui dovrebbe essere composta la rete Sprar (servizio protezione richiedenti asilo)”. Un percorso che in realtà dovrebbe già essere presente e attuato, ma che in pratica non si realizza, costringendo piuttosto le persone a restare ferme per mesi in grandi centri, con buona pace dell’inserimento, della garanzia dei diritti e della gestione dei bisogni delle persone più vulnerabili: i minori in primis, come emerso più volte, da ultimo durante la recente ispezione a sorpresa effettuata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni dei migranti nei centri di accoglienza al centro per minori stranieri di Giarre, in provincia di Catania. Situazioni che sarebbero evitabili con un ”serio sistema di monitoraggio dell’accoglienza, attualmente assente, come dimostrano anche le ultime inchieste su Mafia Capitale”, ha sottolineato Jolle, che rimarca anche come ”le riforme dell’asilo in Italia non siano più procrastinabili”.
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