Roma - Il confine tra Grecia e Macedonia è il punto più rischioso della rotta dei migranti che transitando da Turchia e Grecia provano ad arrivare in Europa settentrionale, secondo un articolo del Times. E' in questa zona che centinaia di migliaia di immigrati e richiedenti asilo, dopo che hanno lasciato la Grecia, si inseriscono in quella che è stata denominata la "porta sul retro dei Balcani".
La rotta è difficile e piena di pericoli, scrive il Times, i migranti "devono attraversare il tratto di mare tra la Turchia e la Grecia su fragili gommoni, dopo camminare attraverso le montagne verso la Macedonia e ancora verso la Serbia, prima di entrare nella zona Ue in Ungheria".
"La Macedonia è un buco nero per i rifugiati", secondo Mersiha Smailovic, avvocato e attivista per la protezione dei migranti.
"Alcuni sono stati aggrediti dalla polizia o da criminali che li hanno derubati di tutto. Alcuni sono stati uccisi mentre camminavano lungo la ferrovia. Poi c'è chi finisce nei centri di detenzione e viene tenuto lì dalle autorità per cinque, sei o anche sette mesi".
Il governo macedone ha approvato pochi giorni fa una legge secondo cui i rifugiati hanno 72 ore di tempo per transitare liberamente nel Paese. Superato il limite devono essere espulsi o sono costretti a passare di nuovo "nelle mani dei trafficanti".
"La Macedonia è un buco nero per i rifugiati", secondo Mersiha Smailovic, avvocato e attivista per la protezione dei migranti.
"Alcuni sono stati aggrediti dalla polizia o da criminali che li hanno derubati di tutto. Alcuni sono stati uccisi mentre camminavano lungo la ferrovia. Poi c'è chi finisce nei centri di detenzione e viene tenuto lì dalle autorità per cinque, sei o anche sette mesi".
Il governo macedone ha approvato pochi giorni fa una legge secondo cui i rifugiati hanno 72 ore di tempo per transitare liberamente nel Paese. Superato il limite devono essere espulsi o sono costretti a passare di nuovo "nelle mani dei trafficanti".
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