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venerdì 24 luglio 2015

India - Incredibile: pena di morte per Yacub Memon per colpire il fratello terrorista e latitante

EAST
Il prossimo 30 luglio è fissata l'esecuzione della pena di morte, per impiccagione, di Yakub Memon, accusato di aver cospirato e finanziato i cosiddetti "Bombay bombings" del 1993. La sua colpa: essere il fratello di uno dei due ideatori dell'attentato terroristico più grave nella storia dell'India repubblicana. Altro non c'è, ma le autorità indiane vogliono a tutti costi mandare un messaggio intimidatorio ai terroristi fuori e dentro il paese. Col sangue di Memon.
Yacub Memon
In India non si esegue una pena capitale dal 9 febbraio del 2013, quando New Delhi applicò il verdetto riservato al separatista kashmiro Afzal Guru. Ma tra una settimana i boia potrebbero tornare al lavoro, impiccando un uomo colpevole di essere fratello di un mafioso.

Yakub Memon, 52 anni, terzo di sei figli, è nato in una famiglia della lower class di Mumbai. Tra tutti i fratelli è l'unico ad aver terminato gli studi, conseguendo una laurea in economia e commercio che gli ha permesso di aprire uno studio da commercialista, assieme a un amico d'infanzia.

Nel frattempo suo fratello Ibrahim "Tiger" Memon, abbandonati gli studi, scalava l'organigramma della malavita di Bombay, tradizionalmente in mano a famiglie di fede musulmana e legata a doppio filo con ambienti terroristici pakistani (a loro volta misto di estremismo islamico e servizi segreti più o meno "deviati"). Tiger inizia la gavetta come autista, fino ad arrivare a gestire parte del traffico di oro, sotto la tutela di Dawood Ibrahim, Il Gangster di Mumbai per antonomasia.

Nel 1993 Tiger Memon e Dawood Ibrahim pianificano e realizzano il più sanguinoso attentato nella storia dell'India indipendente. È il 12 marzo e 13 bombe vengono piazzate in diversi punti della capitale finanziaria indiana; esplodono simultaneamente, causando almeno 350 morti e oltre 1200 feriti.

Avvertita da Tiger Memon, l'intera famiglia allargata Memon (6, tra fratelli e sorelle, più rispettivi coniugi e figli) era fuggita a Karachi, in Pakistan, prima dell'attentato, seguendo il consiglio del fratello mafioso che aveva avvertito: il governo indiano vi verrà a cercare e vi darà dei terroristi. Tutti quanti soggiornano in Pakistan controllati a vista dai servizi segreti pakistani dell'Isi.

Yakub Memon, diciotto mesi dopo, decide di ritornare in patria per provare la propria estraneità ai fatti. Lo fa, secondo quanto riportato in uno dei diversi appelli alla grazia formulati in questi anni, consegnandosi assieme e sei membri della sua famiglia (moglie e figlia appena nata comprese) alla polizia del Nepal, portando con sé una valigia piena di documenti e prove che inchiodavano Tiger Memon, Dawood Ibrahim e i servizi pakistani alla responsabilità dell'attentato.

Le autorità indiane raccontano invece che i Memon furono arrestati alla stazione dei treni di New Delhi, località che - sempre secondo i memoriali - Yakum Memon non avrebbe mai visto in vita sua.

Tutti i membri della famiglia Memon rientrati in India vengono condannati alla pena di morte e rinchiusi immediatamente in carcere. Per sei di loro la pena verrà commutata all'ergastolo, ma non per Yakum Memon, che al momento ha scontato già 21 anni di carcere, di cui otto nel braccio della morte a Nagpur, in Maharashtra. Le autorità lo accusano di essere "l'ideatore" dell'attentato di Bombay.

In tutti questi anni Memon si è sempre dichiarato innocente e i suoi legali hanno denunciatola singolarità del caso: Memon è condannato alla pena di morte per cospirazione basandosi esclusivamente su un'accusa confermata in un interrogatorio da un testimone e una confessione, ritrattata, di un co-accusato.

L'accusa, in tutti questi anni, non è riuscita a provare indipendentemente il coinvolgimento di Yakub Memon nell'attentato. Nel frattempo Memon, dal carcere, ha conseguito due master universitari in scienze politiche e letteratura inglese. Da almeno un anno ha sviluppato una dipendenza da farmaci antidepressivi. Da quando è entrato in carcere non ha mai più rivisto sua figlia, oggi ventitreenne.

Le numerose richieste di riesame e di grazia estese dai legali di Memon sono state tutte respinte, dalla Corte suprema al presidente della repubblica indiana in carica Pranab Mukherjee. Nella giornata di ieri l'ennesima petizione "curativa" (una petizione per richiedere il riesame in extremis) è stata bocciata dalla Corte suprema indiana riunita a porte chiuse, in cinque minuti.

Gli avvocati di Memon oggi hanno formulato un'ultima richiesta di grazia al governatore del Maharashtra Vidyasagar Rao. Secondo Tehelka, l'impiccagione di Memon potrebbe essere posticipata per dare tempo al governatore di valutare la richiesta di grazia. In caso contrario, Yakub Memon sarà impiccato il prossimo 30 luglio, giorno del suo 53esimo compleanno.

Tiger Memon e Dawood Ibrahim, i due principali sospettati per i Bombay bombings del 1993, sono ancora oggi ricercati dalle autorità indiane.

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