Di fronte ai recenti, gravi, scontri registrati a Treviso e a Roma, originati da chi crede, a torto, di essere davanti ad un’”invasione” di stranieri, è necessario calmare gli animi e riflettere.
Siamo infatti di fronte a proteste che riguardano piccolissimi gruppi di richiedenti asilo (appena un centinaio sia a Treviso che a Roma) - in fuga da Paesi in guerra o dove esistono dittature che non garantiscono i più elementari diritti - che abbiamo il dovere di accogliere in attesa che venga esaminata la loro domanda, così come avviene negli altri Paesi europei. Senza contare che l’Italia accoglie ancora oggi un numero di rifugiati (poco più di uno ogni mille abitanti) largamente inferiore a quello di Germania (2 ogni 1.000 cittadini), Francia (4 ogni 1.000) e Svezia (14 ogni 1.000). E senza fare confronti con Paesi come il Libano che ne ospita, da solo, un milione e mezzo (su 4 milioni e mezzo di abitanti).
L’allarme sociale, alimentato ad arte da gruppi di diversa denominazione, è quindi ampiamente ingiustificato, soprattutto se si pensa al desiderio dei rifugiati di una vita migliore. Invece di far crescere la paura e le incomprensioni bisogna fare emergere la realtà che stanno vivendo tante città italiane, proprio nei quartieri dove sono presenti profughi e transitanti: la crescita della solidarietà - soprattutto in queste ore con l’emergenza caldo – di tanti italiani che offrono cibo, sostegno e il loro tempo libero a chi ne ha bisogno. L’accoglienza è molto più larga della protesta anche se fa meno rumore. Ne siamo testimoni diretti là dove, accanto alle stazioni di Roma e Milano e in tante altre città come Catania, le iniziative della Comunità di Sant’Egidio hanno coinvolto non solo altre associazioni ma anche un rilevante numero di uomini e donne che spontaneamente hanno offerto il loro aiuto.
La Comunità di Sant’Egidio rilancia inoltre le sue proposte per evitare nuove morti in mare e gestire il fenomeno degli arrivi in Europa (leggi le proposte)
L’allarme sociale, alimentato ad arte da gruppi di diversa denominazione, è quindi ampiamente ingiustificato, soprattutto se si pensa al desiderio dei rifugiati di una vita migliore. Invece di far crescere la paura e le incomprensioni bisogna fare emergere la realtà che stanno vivendo tante città italiane, proprio nei quartieri dove sono presenti profughi e transitanti: la crescita della solidarietà - soprattutto in queste ore con l’emergenza caldo – di tanti italiani che offrono cibo, sostegno e il loro tempo libero a chi ne ha bisogno. L’accoglienza è molto più larga della protesta anche se fa meno rumore. Ne siamo testimoni diretti là dove, accanto alle stazioni di Roma e Milano e in tante altre città come Catania, le iniziative della Comunità di Sant’Egidio hanno coinvolto non solo altre associazioni ma anche un rilevante numero di uomini e donne che spontaneamente hanno offerto il loro aiuto.
La Comunità di Sant’Egidio rilancia inoltre le sue proposte per evitare nuove morti in mare e gestire il fenomeno degli arrivi in Europa (leggi le proposte)
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