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lunedì 31 agosto 2015

Australia: World Medical Association condanna nuovo reato se violata la segretezza dei campi detenzione profughi. Due anni di carcere per il personale sanitario che rivela condizioni dei rifugiati.

Aise
"La World Medical Association si affianca a un gruppo di medici e infermieri australiani nel condannare le nuove norme di segretezza imposte su chi lavora nei centri di detenzione per richiedenti asilo, stabiliti dall'Australia in due remote isole del Pacifico oltre che nel proprio territorio". 

Campi profughi Australiani in Papua Nuova Guinea
A riferirlo è un articolo pubblicato nell'ultimo numero di "Nuovo Paese", il mensile della Filef edito ad Adelaide in lingua italiana.

"Le nuove norme sono parte della neocostituita Australian Border Force, un'agenzia congiunta del dipartimento immigrazione e del servizio dogane e protezione dei confini e istituiscono un reato che proibisce al personale medico, educativo e umanitario operante nei centri di divulgare informazioni sulle condizioni dei richiedenti asilo e sulle cure prestate. 
Secondo le norme, lo staff che rivela condizioni dei detenuti o episodi di abusi rischia fino a due anni di carcere, con esenzioni limitate per informazioni fornite a enti di supervisione o autorità di protezione dei minori.
Il presidente della World Medical Association, Xavier Deau, ha scritto al primo ministro conservatore Tony Abbott chiedendo di emendare la nuova legge per permettere al personale medico di parlare apertamente delle cure prestate ai richiedenti asilo. "Dobbiamo ritenere che il divieto si estenda ai medici che lavorano in centri profughi e che riferiscono le proprie osservazioni riguardanti il proprio lavoro", scrive Deau.

"Questo è in chiaro conflitto con i principi fondamentali dell'etica medica. I medici devono alzare la voce, pubblicamente se necessario, quando le condizioni di salute dei loro pazienti, che siano in libertà o in detenzione, sono inaccettabili". 

Intanto oltre 40 medici, infermieri, insegnanti e operatori umanitari, che hanno lavorato in centri di detenzione di richiedenti asilo, hanno scritto una lettera aperta al governo federale contro il nuovo reato.

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