Anche i cittadini israeliani sospettati di attacchi terroristici potranno essere sottoposti a detenzione amministrativa senza processo, una misura usata in passato contro prigionieri palestinesi. Lo ha deciso il comitato di sicurezza del governo, in risposta al rogo avvenuto nel villaggio di Douma, nei pressi di Nablus, e attribuito ad un gruppo di coloni. Nel rogo aveva perso la vita un bambino palestinese di 18 mesi.
Riaffermando di considerare quanto avvenuto a Douma “un atto di terrorismo”, le autorità hanno inoltre chiesto alle forze di sicurezza di “compiere tutti i passi necessari per arrestare i responsabili e impedire che si ripetano atti simili”.
Il riferimento è anche alla morte di una giovane israeliana, Shira Banki, pugnalata da un estremista durante una marcia del “gay pride” a Gerusalemme giovedì scorso. Manifestazioni di solidarietà con le vittime dei due attacchi sono avvenute nella stessa Gerusalemme e a Tel Aviv.
Il ricorso alla detenzione amministrativa, è stato specificato, dovrà avvenire “nei casi appropriati” e dovrà essere approvata dal procuratore generale dello stato. Ladecisione, comunque, ha suscitato aspre critiche: l’Associazione per i diritti civili in Israele ha criticato la stessa possibilità della detenzione amministrativa, tanto per gli Israeliani che per i palestinesi. Questa misura, infatti, argomentano gli attivisti “non dà al sospettato una vera possibilità di difendersi”, traducendosi in “un’estrema e ingiustificata violazione dei diritti alla libertà, alla dignità e al giusto processo”.
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Il ricorso alla detenzione amministrativa, è stato specificato, dovrà avvenire “nei casi appropriati” e dovrà essere approvata dal procuratore generale dello stato. Ladecisione, comunque, ha suscitato aspre critiche: l’Associazione per i diritti civili in Israele ha criticato la stessa possibilità della detenzione amministrativa, tanto per gli Israeliani che per i palestinesi. Questa misura, infatti, argomentano gli attivisti “non dà al sospettato una vera possibilità di difendersi”, traducendosi in “un’estrema e ingiustificata violazione dei diritti alla libertà, alla dignità e al giusto processo”.
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