È stata confermata in appello la sentenza di condanna a due anni di prigione per gli attivisti anti schiavitù mauritani Bilal Brahim Ramdane, Djiby Sow e Biram Dah Abeid (noto anche come Biram Ould Abeid). Le accuse erano di appartenenza a un’organizzazione non riconosciuta, manifestazione non autorizzata e violenza.
Biram Ould Abeid |
Nessuno dei tre era presente al processo, tenuto nella località di Aleg, ma Biram Dah Abeid - già candidato alla presidenza della repubblica - ha fatto diffondere, dal carcere, una lettera aperta in cui definisce “un ricatto” il comportamento del governo nei suoi confronti e si rivolge a tutti i paesi del mondo chiedendo “di sostenere la nostra lotta per la libertà”. A Stati Uniti e Unione europea, in particolare, l’attivista incarcerato chiede di utilizzare ogni mezzo “compresa la sospensione degli aiuti finanziari” per sostenere la battaglia contro la schiavitù.
Uno degli avvocati della difesa, Brahim Ould Ebetty, ha definito la decisione dei giudici “un passo indietro per la libertà nel nostro paese”. Il verdetto, ha aggiunto, rappresenta “una parodia della giustizia”.
Uno degli avvocati della difesa, Brahim Ould Ebetty, ha definito la decisione dei giudici “un passo indietro per la libertà nel nostro paese”. Il verdetto, ha aggiunto, rappresenta “una parodia della giustizia”.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.