Il fondatore di Sant’Egidio: «Corridori umanitari per eliminare gli scafisti»
«Sull’immigrazione è la Germania il modello da seguire per capacità organizzative e senso di responsabilità. Servono corridoi umanitari in Marocco e Libano per regolare i flussi attraverso visti umanitari». Alla Comunità di Sant’Egidio da lui fondata nel 1968, si occupa di accoglienza in decine di nazioni e come Ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione ha trattato a Bruxelles di quote, stanziamenti e sbarchi. «L’Italia ha un’opportunità storica», spiega lo storico Andrea Riccardi, neo-presidente della Società Dante Alighieri.
L’Europa non aiuta l’Italia?
«Il governo Renzi ha lavorato bene in Europa e deve continuare a farlo. Non si tratta solo di difendere i propri interessi ma di convincere l’Ue che il Mediterraneo è la più grande frontiera del continente. Non si può stare sul Mediterraneo senza investimenti e visione politica. Il dibattito sull’Europa col cuore al nord o al sud è privo di senso. Lo dimostra il Papa che è anche un grande leader della coscienza europea. Come prima meta dei suoi viaggi ha scelto Lampedusa per dire che l’Europa si definisce a partire dalle frontiere e dalle periferie».
La geopolitica di Francesco spiazza l’Ue?
«La responsabilità di un paese e dell’Unione deve tener conto della collocazione geografica. Per molti anni una parte della politica italiana si è presentata alla Chiesa difendendo i valori bioetici (difesa della vita, della famiglia, della libertà di educazione) e ricevendo un accreditamento che oggi il Papa e i vescovi non concedono a nessuno. Le cose sono cambiate. La Chiesa interpreta un sentire popolare che non è tutto ostile all’immigrazione. Tanti italiani sono solidali con i rifugiati e la Chiesa esprime un’anima di popolo».
L’Europa non aiuta l’Italia?
«Il governo Renzi ha lavorato bene in Europa e deve continuare a farlo. Non si tratta solo di difendere i propri interessi ma di convincere l’Ue che il Mediterraneo è la più grande frontiera del continente. Non si può stare sul Mediterraneo senza investimenti e visione politica. Il dibattito sull’Europa col cuore al nord o al sud è privo di senso. Lo dimostra il Papa che è anche un grande leader della coscienza europea. Come prima meta dei suoi viaggi ha scelto Lampedusa per dire che l’Europa si definisce a partire dalle frontiere e dalle periferie».
La geopolitica di Francesco spiazza l’Ue?
«La responsabilità di un paese e dell’Unione deve tener conto della collocazione geografica. Per molti anni una parte della politica italiana si è presentata alla Chiesa difendendo i valori bioetici (difesa della vita, della famiglia, della libertà di educazione) e ricevendo un accreditamento che oggi il Papa e i vescovi non concedono a nessuno. Le cose sono cambiate. La Chiesa interpreta un sentire popolare che non è tutto ostile all’immigrazione. Tanti italiani sono solidali con i rifugiati e la Chiesa esprime un’anima di popolo».
Perché considera l’immigrazione un’opportunità?
«Manca un’integrazione di lungo periodo. L’emergenza non è in Italia ma in Siria e in Libia. Dobbiamo strutturare percorsi permanenti per l’accoglienza. Ai migranti va risparmiato il cerchio di fuoco degli scafisti attraverso punti in Marocco e Libano dove possano essere raccolti in attesa di visti umanitari. I siriani fuggono dalla guerra civile e dalle persecuzioni ma hanno tutte le frontiere chiuse. I flussi vanno regolati, la disorganizzazione uccide. I canali umanitari proposti da Sant'Egidio e dalla Chiesa valdese eviterebbero queste stragi».
Chi in Europa si oppone all’integrazione?
«La cattolica Polonia ha limitato l’accoglienza a poche centinaia di rifugiati cristiani. L’Ungheria alza un muro vergognoso dimenticandosi dei 200mila ungheresi accolti in Europa nel ‘56 per salvarli dall’invasione sovietica. È un fenomeno di chiusura che assume colori diversi: si grida all’invasione, all’etnocidio del bianco. Questo spaesamento dovuto alla globalizzazione non porta lontano. Gli immigrati sono una chance. Paesi come gli Stati Uniti, il Canada e l’Argentina ne hanno tratto beneficio ed è stata la loro fortuna. La Germania è animata da senso etico ed è consapevole della responsabilità storica. Per organizzazione e ispirazione è un modello da imitare».
Solo la Germania?
«La Germania fa più di tutti. Ma anche due paesi laici come la Francia e il Belgio hanno affrontato la responsabilità verso i cristiani perseguitati nelle terre del califfato. La situazione in Siria è dura anche per i musulmani, ma per i cristiani è insostenibile. Dobbiamo creare spazio per loro in Italia e in quell’Europa che discute da anni delle proprie radici cristiane. Il Belgio si è posto la questione e anche la Francia ha fatto qualcosa di concreto per i cristiani della piana di Mosul».
«Manca un’integrazione di lungo periodo. L’emergenza non è in Italia ma in Siria e in Libia. Dobbiamo strutturare percorsi permanenti per l’accoglienza. Ai migranti va risparmiato il cerchio di fuoco degli scafisti attraverso punti in Marocco e Libano dove possano essere raccolti in attesa di visti umanitari. I siriani fuggono dalla guerra civile e dalle persecuzioni ma hanno tutte le frontiere chiuse. I flussi vanno regolati, la disorganizzazione uccide. I canali umanitari proposti da Sant'Egidio e dalla Chiesa valdese eviterebbero queste stragi».
Chi in Europa si oppone all’integrazione?
«La cattolica Polonia ha limitato l’accoglienza a poche centinaia di rifugiati cristiani. L’Ungheria alza un muro vergognoso dimenticandosi dei 200mila ungheresi accolti in Europa nel ‘56 per salvarli dall’invasione sovietica. È un fenomeno di chiusura che assume colori diversi: si grida all’invasione, all’etnocidio del bianco. Questo spaesamento dovuto alla globalizzazione non porta lontano. Gli immigrati sono una chance. Paesi come gli Stati Uniti, il Canada e l’Argentina ne hanno tratto beneficio ed è stata la loro fortuna. La Germania è animata da senso etico ed è consapevole della responsabilità storica. Per organizzazione e ispirazione è un modello da imitare».
Solo la Germania?
«La Germania fa più di tutti. Ma anche due paesi laici come la Francia e il Belgio hanno affrontato la responsabilità verso i cristiani perseguitati nelle terre del califfato. La situazione in Siria è dura anche per i musulmani, ma per i cristiani è insostenibile. Dobbiamo creare spazio per loro in Italia e in quell’Europa che discute da anni delle proprie radici cristiane. Il Belgio si è posto la questione e anche la Francia ha fatto qualcosa di concreto per i cristiani della piana di Mosul».
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