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martedì 11 agosto 2015

Tunisia: morte di un detenuto in condizioni sospette aumenta voci di torture nelle carceri

NovaLe autorità tunisine tentano di affrontare l'ondata di accuse di arresti arbitrari avvenuta in queste settimane dopo l'approvazione della legge sullo stato di emergenza in seguito agli attentati terroristi del Museo del Bardo e di Susa.
Oggi il portavoce della Direzione generale dei servizi per le carceri, Ridha Zaghdoud, ha fornito dettagli sulla morte sospetta del detenuto Abderraouf Kidris, deceduto in ospedale lo scorso 4 agosto in condizioni che secondo attivisti e media tunisini sarebbero sospette.

Secondo Zaghdoud, l'uomo soffriva di problemi psicologici ed era stato affidato ad uno specialista in materia dell'ospedale Errazi, il quale aveva prescritto un trattamento adeguato. In seguito ad alcuni comportamenti anomali mostrati dopo il suo arresto, avvenuto lo scorso 14 luglio, Kridis è stato trasferito d'urgenza all'ospedale Charles Nicolle di Tunisi dove è stato mantenuto nel reparto di terapia intensiva fino alla sua morte.

Secondo il portavoce della Direzione generale dei servizi per le carceri, le autorità hanno aperto un'inchiesta sulle cause della morte del detenuto, che durante il periodo in ospedale non ha potuto ricevere visite a causa del procedimento penale a suo carico. Il caso di Kridis è stato sollevato da un comunicato dell'Osservatorio dei diritti umani e delle libertà che lo scorso 8 agosto ha denunciato come sospetta la morte del detenuto che sarebbe finito in ospedale a causa delle torture subite durante il periodo nel carcere di Mornaguia.

L'attentato contro un resort turistico a Susa (Sousse) avvenuto lo scorso 26 giugno e costato la vita a 38 persone ha spinto le autorità di tunisine a inasprire le misure di sicurezza attuando manovre considerate da molti un sorta di ritorno al regime del deposto presidente Ben Ali.

Lo scorso 4 luglio il presidente tunisino Beji Caid Essebsi ha dichiarato lo stato d'emergenza in seguito all'attentato del 26 giugno sulla spiaggia di Susa (Sousse), costato la vita a 38 turisti, in gran parte cittadini britannici. Lo stato d'emergenza nel piccolo paese nordafricano, disciplinato con un decreto legislativo del 1987, era stato dichiarato l'ultima volta dopo la cosiddetta "rivoluzione dei gelsomini" che provocò la caduta del regime di Zine el Abidine Ben Ali, fra il gennaio del 2011 e il marzo del 2014.

Nel quadro delle nuove misure di sicurezza nei giorni scorsi deputati tunisini hanno approvato tutti gli articoli della legge contro il terrorismo e il riciclaggio di denaro. La legge è passata con è 174 sì e 10 astensioni. Nessun deputato ha espresso voto contrario. Il primo ministro Habib Essid ha detto che questa legge contribuirà enormemente a facilitare il lavoro delle unità di sicurezza e dei militari, così come il lavoro della magistratura, ed ha assicurato che appoggerà il parlamento nazionale nella lotta contro il terrorismo.

L'attentato contro un resort turistico a Susa (Sousse) avvenuto lo scorso 26 giugno e costato la vita a 38 persone ha spinto le autorità di tunisini a inasprire le misure di sicurezza attuando manovre considerate da molti un sorta di ritorno al regime del deposto presidente Ben Ali.

Lo scorso 5 agosto ha suscitato polemiche l'arresto di sette persone dopo la loro liberazione da parte dei giudici. Il caso, considerato un abuso da parte delle forze di polizia, ha costretto il ministro dell'Interno, Mohamed Najem Gharsalli, a riferire sull'accaduto precisando che le persone erano state arrestate solo dopo un mandato di cattura emesso dal tribunale di primo grado di Tunisi. Il ministro ha inoltre rivelato che gli arrestati sarebbero coinvolti in un complotto contro lo stato.

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