Il Fatto Quotidiano
In Turchia la libertà di stampa non riesce in alcun modo a trovare spazio. E il presidente Recep Tayyip Erdogan continua la sua crociata contro i giornalisti. L'ufficio del procuratore capo di Istanbul ha infatti aperto un atto d'accusa nei confronti di 18 giornalisti. Sono accusati di "propaganda a favore di un'organizzazione terroristica " e la richiesta della procura è che siano condannati a pene che prevedono anche sette anni e mezzo di carcere.
Sì, perché secondo l'accusa, pubblicare la foto del procuratore Mehmet Selim Kiraz mentre era ostaggio dei terroristi, significherebbe ritrarre un'organizzazione terroristica come "forte e in grado di condurre qualsiasi azione". Kiraz, infatti, fu ucciso il 31 marzo scorso dopo aver trascorso otto ore in ostaggio di Safak Yayla e Bahtiyar Dogruyol, membri del Dhkp/c, il Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo (organizzazione turca di ispirazione marxista-leninista, considerata fuorilegge in Europa e negli Stati Uniti). E tra gli imputati c'è anche il direttore del quotidiano Cumhuriyet, Can Dundar, che in sua difesa ha dichiarato che il giornale "intendeva ritrarre il volto brutto e oscuro del terrorismo, non legittimarlo".
Dietro queste decisioni c'è come sempre Erdogan, che ad aprile aveva accusato i media che avevano pubblicato le foto di Kiraz di essere "partner dei terroristi che hanno ucciso il procuratore" e che a giugno aveva chiesto l'ergastolo per lo stesso Cumhuriyet: il cronista aveva pubblicato foto che ritraevano camion dei servizi segreti turchi utilizzati per il trasporto di armi. E aveva ipotizzato che fossero destinate ai terroristi siriani. Ne era seguita una petizione firmata dai più grandi organi di stampa mondiali e il presidente aveva attaccato anche loro.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.