La Camera dei Comuni britannica ha bocciato a larga maggioranza (330 no contro 118 sì) il progetto di legge Marris per l'introduzione del suicidio assistito di malati terminali consenzienti con una prognosi non superiore ai sei mesi di vita.
Il disegno di legge era già proposto da Lord Falconer nella legislatura conclusa nella primavera scorsa e aveva incassato l’approvazione della Camera dei Lords. La nuova proposta, con identici contenuti, è stata fatta ripartire dai Comuni, il cui voto è politicamente assai più rilevante di quello dei Pari del Regno.
I partiti avevano lasciato libertà di voto, con posizioni personali come quella del premier conservatore David Cameron personalmente contrario. Rob Marris, firmatario della legge, milita invece nelle file dell’opposizione laburista. Contro il disegno di legge si erano espresse la Chiesa cattolica e quella anglicana, contrari anche rappresentanti di tutte le religioni.
Ma il supporto maggiore per l’opinione avversa al Marris Bill è stato assicurato da una rete di associazioni che si è battuta attivamente per far circolare l’idea centrale della campagna a favore del no: la legge – è stato efficacemente sostenuto – si sarebbe tradotta in un danno per le stesse persone per le quali era stata pensata, ovvero i pazienti più fragili, dei quali in realtà non si promuoveva un asserito diritto all’autodeterminazione, incoraggiandoli piuttosto a chiedere l’eutanasia per non sentirsi più né un peso né un costo.
In particolare l’associazione «Care not killing» (Curare, non uccidere) si è battuta con determinazione per conseguire il rigetto del disegno di legge, mobilitando i propri iscritti (inclusi molti malati) per una manifestazione davanti al Parlamento di Westminster nella mattina stessa di venerdì, mentre i deputati stavano discutendo la proposta. «Accogliamo con favore il rifiuto inequivocabile di questo pericoloso progetto legislativo da parte della Camera dei Comuni – commenta il presidente dell’associazione Peter Saunders –.
Con questo voto, i parlamentari hanno giustamente respinto la legalizzazione del suicidio assistito e dell'eutanasia per cinque volte a partire dal 2006, alla Camera dei Lord (2006 e 2009), in Scozia (2010 e 2015) e ora alla Camera dei Comuni.
A una legge sul suicidio assistito non a caso si sono opposte tutte le principali organizzazioni di medici e per i diritti dei disabili, oltre l’Associazione dei geriatri e quella per la Medicina palliativa. La legge attuale protegge malati, anziani, depressi e disabili da indebite pressioni perché pongano fine alla loro vita, tutelando coloro che non hanno voce contro lo sfruttamento e la coercizione e agendo come un forte deterrente nei confronti dei potenziali prevaricatori. Non c’era alcun bisogno di cambiarla. Ci auguriamo che ora il Parlamento rivolga la sua attenzione ai problemi reali che sfidano il nostro Paese garantendo che tutti possano accedere alle migliori cure indipendentemente dal fatto che siano disabili o malati terminali, e che questo impegno venga finanziato adeguatamente».
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