Monaco di Baviera - Dopo che Angela Merkel ha cambiato rotta aprendo di fatto all’accoglienza di profughi siriani (approvando tra l’altro uno stanziamento di sei miliardi per far fronte all’emergenza), in Germania il tema migranti ha assunto il sapore del caso politico. Pur manifestandosi episodi d’intolleranza – quasi tutti di matrice neonazista – i tedeschi sono capaci di mostrare anche l’altra faccia di sé. Quella solidale e accogliente che fa dell’integrazione uno stile di vita. E’ il caso delle comunità di Sant’Egidio.
Rifugiata siriana con il suo bambino in visita ad anziani soli in istituto |
C’è quindi chi tende la mano di fronte alla grande ondata migratoria. La Comunità sta infatti promuovendo e coordinando quella che sempre di più sta diventando una vera e propria mobilitazione popolare. Obiettivo? L’accoglienza di donne, uomini e bambini che fuggono dalla Siria e dall’Iraq.
Accade a Monaco, Mönchengladbach, Würzburg. Qua, nel quartiere periferico di Zellerau, non ci si limita alla distribuzione di generi alimentari. La Comunità anima una scuola della pace per i minori in difficoltà, aiuta gli anziani soli, offre una mensa per i senzatetto e una scuola di lingua per i migranti cui partecipano come volontari attivi anche molti tedeschi. «Tutto questo lo facciamo perché, accanto al primo aiuto e all’accoglienza, per costruire il futuro è necessario avviare subito un percorso di integrazione» spiegano dalla Sant’Egidio, che nelle ultime settimane, a Monaco di Baviera, ha intensificato la propria presenza accanto ai profughi in arrivo alla stazione ferroviaria.
E poi accade anche che i profughi, andando a trovare gli anziani tedeschi (come avviene a Mönchengladbach) diventino volontari a loro volta. «In molte città i figli dei profughi hanno cominciato a frequentare le Scuole della Pace, mentre i più grandi hanno iniziato ad aiutare altri poveri insieme alla nostra comunità» spiegano i volontari della Sant’Egidio. «Sono tanti gli esempi di come si può gestire quella che tutti chiamano “emergenza” ma che, nonostante i grandi numeri degli arrivi, sta mostrando l’altro volto dell’Europa e della stessa Germania. Sorprendendo tanti, a partire dalle istituzioni».
Accade a Monaco, Mönchengladbach, Würzburg. Qua, nel quartiere periferico di Zellerau, non ci si limita alla distribuzione di generi alimentari. La Comunità anima una scuola della pace per i minori in difficoltà, aiuta gli anziani soli, offre una mensa per i senzatetto e una scuola di lingua per i migranti cui partecipano come volontari attivi anche molti tedeschi. «Tutto questo lo facciamo perché, accanto al primo aiuto e all’accoglienza, per costruire il futuro è necessario avviare subito un percorso di integrazione» spiegano dalla Sant’Egidio, che nelle ultime settimane, a Monaco di Baviera, ha intensificato la propria presenza accanto ai profughi in arrivo alla stazione ferroviaria.
E poi accade anche che i profughi, andando a trovare gli anziani tedeschi (come avviene a Mönchengladbach) diventino volontari a loro volta. «In molte città i figli dei profughi hanno cominciato a frequentare le Scuole della Pace, mentre i più grandi hanno iniziato ad aiutare altri poveri insieme alla nostra comunità» spiegano i volontari della Sant’Egidio. «Sono tanti gli esempi di come si può gestire quella che tutti chiamano “emergenza” ma che, nonostante i grandi numeri degli arrivi, sta mostrando l’altro volto dell’Europa e della stessa Germania. Sorprendendo tanti, a partire dalle istituzioni».
di Gianluca Testa
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