Rachid Mesli, fondatore di una ong e rifugiato in Svizzera, era stato arrestato il 19 agosto al confine italiano su mandato di cattura per terrorismo emesso dal Paese nordafricano, che ieri ha anche chiesto l'estradizione. "Se torno laggiù rischio la tortura" ha detto Mesli, al quale ora è stato revocato l'obbligo di dimora ad Aosta
Rachid Mesli |
Torna in libertà l'avvocato algerino Rachid Mesli, arrestato il 19 agosto alla frontiera con la Svizzera su mandato di cattura internazionale per terrorismo emesso dal suo Paese d'origine. La Corte d'Appello di Torino infatti ha revocato la misura cautelare dell'obbligo di dimora ad Aosta a cui Mesli, attivista per i diritti umani, era sottoposto dal 22 agosto. Sta già per rientrare a Ginevra, dove vive dal 2000, quando fuggì dall'Algeria dove anche oggi rischierebbe "la tortura". Proprio ieri l'Algeria aveva chiesto all'Italia la sua estradizione: le informazioni fornite dalle autorità nordafricane sarebbero però "vaghe ed incomplete" e il ministero della Giustizia ha chiesto altra documentazione. E oggi è arrivata la risposta positiva, da parte della Corte d'Appello di Torino che aveva cinque giorni per decidere, all'istanza di revoca dell'obbligo di dimora ad Aosta.
"Mi aspettavo che le autorità algerine avrebbero confermato la richiesta di estradizione, sebbene sapessi anche che come al solito la richiesta non si sarebbe basata su nulla di serio" ha detto Mesli dopo l'udienza di ieri all'ong di cui è co-fondatore, Alkarama, che si batte per la tutela dei diritti umani nel mondo arabo. "Se torno in Algeria - aveva dichiarato Mesli giorni fa - rischio la tortura. La procedura aperta nei miei confronti dal mio Paese è
di matrice politica".
"Mi aspettavo che le autorità algerine avrebbero confermato la richiesta di estradizione, sebbene sapessi anche che come al solito la richiesta non si sarebbe basata su nulla di serio" ha detto Mesli dopo l'udienza di ieri all'ong di cui è co-fondatore, Alkarama, che si batte per la tutela dei diritti umani nel mondo arabo. "Se torno in Algeria - aveva dichiarato Mesli giorni fa - rischio la tortura. La procedura aperta nei miei confronti dal mio Paese è
di matrice politica".
In ogni caso, "se entro 40 giorni dalla data dell'arresto non ci sarà l'integrazione richiesta o qualora la Corte d'Appello riterrà non sufficienti i documenti prodotti dall'Algeria, in relazione a quanto prescrive il codice di procedura penale, potrà, oltre che revocare l'obbligo di dimora ad Aosta, non far proseguire la procedura di estradizione" spiega l'avvocato Marco Filippo Santarossa, che assiste Mesli.
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