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domenica 20 settembre 2015

Libano, l'Onu taglia gli aiuti alimentari ai rifugiati - Gravi rischi per i più deboli in vista dell'inverno

Lettera 43
Le Nazioni Unite dimezzano i contributi per il cibo ai siriani scappati a Beirut. Da 27 a 13,5 euro al mese. Marwan: «La gente è disperata, ha iniziato a rubare».


Decine di migliaia di rifugiati siriani in Libano nei giorni scorsi hanno ricevuto una brutta notizia.
Gli è stata recapitata con un sms che recitava: «Il Wfp (l'Agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti alimentari, ndr) è spiacente di informarla che la cifra per gli acquisti alimentari caricata sulla sua carta a partire dal mese di luglio sarà ridotta a 13,50 dollari a persona».
In Libano le Nazioni Unite hanno fornito ai rifugiati registrati una carta elettronica, per acquistare il cibo nei negozi convenzionati, che mensilmente è caricata con una cifra calcolata sui componenti del nucleo familiare. Fino a pochi mesi fa ogni rifugiato aveva diritto a 27 dollari al mese, ma già a gennaio la cifra era scesa a 19.

TAGLIO DEL 50% AI CONTRIBUTI. «Non riesco neppure a comprare il pane per tutta la famiglia con 13,50 dollari», dice Marwan che un anno fa è fuggito da Raqqa. «Per far mangiare i miei otto figli spendo quasi 15 dollari al giorno».
Sono circa 750 mila i rifugiati che vedranno ridursi del 50% il contributo per gli aiuti alimentari. Una scelta obbligata a causa della grave crisi di finanziamenti che pesa sulle attività delle diverse Agenzie dell’Onu. Rispetto alla richiesta di 5,5 miliardi di dollari, avanzata a tutti gli Stati membri per finanziare il Refugee and Resilience Regional Plane e rispondere alla crisi umanitaria che vivono i rifugiati dalla Siria, mancano ben 4 miliardi di dollari.

COSTRETTI A RUBARE PER MANGIARE. Secondo Joelle Eid, portavoce del Wfp, la situazione dei finanziamenti è critica. «Se l’Agenzia non riceve nuovi finanziamenti nelle prossime settimane, saremo costretti a tagliare completamente l’assistenza alimentare a 1,2 milioni di rifugiati siriani in Libano».
La rabbia e la paura crescono tra i rifugiati che hanno ricevuto il messaggio. «Qui nel campo di Bar Elias», dice ancora Marwan, «siamo tutti molto arrabbiati. La gente piange e non abbiamo abbastanza da mangiare. Qualcuno inizia a protestare e quelcun altro sta andando a rubare».

Il Libano ha accolto oltre 1 milione di rifugiati siriani, pari a un quarto della sua popolazione.
Dana Sleiman, portavoce dell'Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) in Libano, ha dichiarato che il Paese ha ricevuto meno di un quarto dei 2,1 miliardi di dollari richiesti dalle agenzie di aiuto e dal governo per sostenere i rifugiati nel 2015.
Secondo un recente rapporto stilato dalle Nazioni Unite sulla risposta alla crisi dei rifugiati siriani, il 45% vive in accampamenti informali, tendopoli spontanee sorte in tutto il Paese senza servizi e dove è difficile garantire assistenza agli abitanti.
DONNE E BAMBINI MAGGIORMENTE ESPOSTI. Le Nazioni Unite denunciano, inoltre, che in conseguenza della mancanza di fondi, 250 mila donne e bambini in Libano non potranno beneficiare di quei sostegni medici, sociali e giuridici, che hanno l’obiettivo di proteggerle dai matrimoni precoci, dalle molestie sessuali e psicologiche.
Secondo Sleiman l’assistenza sanitaria è quella più a rischio. Si prevede che 10 mila persone non avranno più accesso a cure salvavita a partire dalla fine di ottobre.
L’Unrwa (agenzia delle Nazioni Unite che dal 1948 si occupa dei rifugiati palestinesi), deve affrontare una crisi di finanziamento ancora più grave. Il Direttore della sezione libanese, Matthias Schmale, ha dichiarato che rischiano di non avere fondi da ottobre. «Abbiamo già dovuto sospendere l’erogazione di 100 dollari che, come contributo per l’affitto, davamo a 43 mila siriani rifugiati palestinesi che vivono in Libano».
La mancanza di fondi preoccupa soprattutto in vista del futuro prossimo. «L’inverno», ha dichiarato Sleiman, «è una delle più grandi minacce per la popolazione dei rifugiati e questo espone centinaia di migliaia di persone a molti rischi e pericoli».
ALLARME IN VISTA DELL'INVERNO. Lo scorso anno l'Unhcr ha fornito combustibile per riscaldamento, coperte e vestiti ai rifugiati che vivono al di sopra dei 500 metri di quota, circa mezzo milione di persone.
Nonostante questi aiuti, l’inverno passato una decina di profughi sono morti assiderati e migliaia si sono gravemente ammalati, soprattutto bambini e anziani.
Non è difficile immaginare gli effetti drammatici di questa crisi finanziaria sugli attuali 3,9 milioni di rifugiati siriani e sui 4.270.000 previsti entro la fine dell'anno, ma anche sui 20 milioni di persone che vivono nelle comunità locali che li accolgono in tutta la regione mediorientale.
«Questa grave crisi richiede molta più solidarietà e condivisione delle responsabilità da parte della comunità internazionale di quanto abbiamo visto finora», ha commentato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres.

Da Beirut 
Paolo Pompili

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