"È penoso riscontrare a volte il generarsi di sistemi penitenziari che non cercano di curare le piaghe, guarire le ferite, generare nuove opportunità". Così Papa Francesco ai detenuti dell'Istituto di Correzione Curran-Fromhold di Philadelphia, criticando auspicando che il tempo di reclusione non sia "sinonimo di espulsione" ma favorisca il "reinserimento" nella società.
Il Papa ha incentrato il suo discorso attorno all'immagine evangelica di Gesù che lava i piedi dei discepoli: "Egli viene incontro a noi per calzarci di nuovo con la dignità dei figli di Dio.
Vuole aiutarci a ricomporre il nostro andare, riprendere il nostro cammino, recuperare la nostra speranza, restituirci la fede e la fiducia. Vuole che torniamo alle strade, alla vita, sentendo che abbiamo una missione; che questo tempo di reclusione non è stato mai sinonimo di espulsione", ha detto Francesco. "Vivere comporta sporcare i nostri piedi per le strade polverose della vita, della storia. Tutti abbiamo bisogno di essere purificati, di essere lavati. Tutti siamo cercati da questo Maestro che ci vuole aiutare a riprendere il cammino. Il Signore ci cerca tutti per darci la sua mano. È penoso riscontrare a volte il generarsi di sistemi penitenziari che non cercano di curare le piaghe, guarire le ferite, generare nuove opportunità.
È doloroso riscontrare come a volte si crede che solo alcuni hanno bisogno di essere lavati, purificati, non considerando che la loro stanchezza, il loro dolore, le loro ferite sono anche la stanchezza, il dolore e le ferite di una società. Il Signore ce lo mostra chiaramente per mezzo di un gesto: lavare i piedi per andare a tavola. Una tavola alla quale Egli vuole che nessuno rimanga fuori. Una tavola che è stata apparecchiata per tutti e alla quale tutti siamo invitati".
"Questo momento nella vostra vita - ha detto il Papa, seduto su una sedia costruita per lui dai carcerati - può avere un unico scopo: tendere la mano per riprendere il cammino, tendere la mano che aiuti al reinserimento sociale. Un reinserimento di cui tutti facciamo parte, che tutti siamo chiamati a stimolare, accompagnare e realizzare.
Un reinserimento cercato e desiderato da tutti: reclusi, famiglie, funzionari, politiche sociali e educative. Un reinserimento che benefica ed eleva il livello morale di tutta la comunità". Hanno ascoltato il Papa, all'interno di questo carcere notoriamente turbolento e sovraffollato, anche detenute donne, a cui il Papa ha inviato un saluto toccandosi il petto con la mano.
Vuole aiutarci a ricomporre il nostro andare, riprendere il nostro cammino, recuperare la nostra speranza, restituirci la fede e la fiducia. Vuole che torniamo alle strade, alla vita, sentendo che abbiamo una missione; che questo tempo di reclusione non è stato mai sinonimo di espulsione", ha detto Francesco. "Vivere comporta sporcare i nostri piedi per le strade polverose della vita, della storia. Tutti abbiamo bisogno di essere purificati, di essere lavati. Tutti siamo cercati da questo Maestro che ci vuole aiutare a riprendere il cammino. Il Signore ci cerca tutti per darci la sua mano. È penoso riscontrare a volte il generarsi di sistemi penitenziari che non cercano di curare le piaghe, guarire le ferite, generare nuove opportunità.
È doloroso riscontrare come a volte si crede che solo alcuni hanno bisogno di essere lavati, purificati, non considerando che la loro stanchezza, il loro dolore, le loro ferite sono anche la stanchezza, il dolore e le ferite di una società. Il Signore ce lo mostra chiaramente per mezzo di un gesto: lavare i piedi per andare a tavola. Una tavola alla quale Egli vuole che nessuno rimanga fuori. Una tavola che è stata apparecchiata per tutti e alla quale tutti siamo invitati".
"Questo momento nella vostra vita - ha detto il Papa, seduto su una sedia costruita per lui dai carcerati - può avere un unico scopo: tendere la mano per riprendere il cammino, tendere la mano che aiuti al reinserimento sociale. Un reinserimento di cui tutti facciamo parte, che tutti siamo chiamati a stimolare, accompagnare e realizzare.
Un reinserimento cercato e desiderato da tutti: reclusi, famiglie, funzionari, politiche sociali e educative. Un reinserimento che benefica ed eleva il livello morale di tutta la comunità". Hanno ascoltato il Papa, all'interno di questo carcere notoriamente turbolento e sovraffollato, anche detenute donne, a cui il Papa ha inviato un saluto toccandosi il petto con la mano.
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