I condannati a morte in Giappone non conoscono la data dell'esecuzione. Per 46 anni l'esecuzione poteva avvenire in un giorno qualunque
Invecchiato in attesa dell'esecuzione è morto confessando ancora la sua innocenza
Okunishi Masaru |
E' stato meno fortunato di Hakamada Iwao che nel marzo 2014, dopo aver trascorso 45 anni nel braccio della morte, è stato rilasciato in attesa di un nuovo processo.
Okunishi Masaru è morto di vecchiaia, domenica mattina, nel reparto ospedaliero della prigione di Hachioji. Aveva 89 anni. Ha trascorso 46 anni della sua vita nel braccio della morte, in attesa dell’esecuzione.
In Giappone i prigionieri passano decenni in isolamento e vengono informati dell’imminente impiccagione solo poche ore prima che abbia luogo. Ogni incontro coi familiari viene vissuto come se non ce ne sarà un altro. Sono 127 i detenuti in attesa dell’esecuzioneche vivono questa terribile condizione.
Okunishi Masaru era stato condannato all’impiccagione nel 1969 dopo essere stato giudicato colpevole dell’omicidio di cinque donne.
E' morto proclamando la sua innocenza e accusando la polizia di averlo costretto a confessare mediante tortura e al termine di estenuanti interrogatori condotti in assenza dell’avvocato.
Nel corso del lunghissimo iter giudiziario un tribunale, in effetti, gli aveva dato ragione, annullando la condanna a morte, poi reimposta.
Per decenni, Okunishi Masaru ha chiesto un nuovo processo. Invano. È morto prima dell’impiccagione ma dopo aver trascorso ogni singolo giorno di quasi mezzo secolo come se fosse l’ultimo della sua vita.
Okunishi Masaru è morto di vecchiaia, domenica mattina, nel reparto ospedaliero della prigione di Hachioji. Aveva 89 anni. Ha trascorso 46 anni della sua vita nel braccio della morte, in attesa dell’esecuzione.
In Giappone i prigionieri passano decenni in isolamento e vengono informati dell’imminente impiccagione solo poche ore prima che abbia luogo. Ogni incontro coi familiari viene vissuto come se non ce ne sarà un altro. Sono 127 i detenuti in attesa dell’esecuzioneche vivono questa terribile condizione.
Okunishi Masaru era stato condannato all’impiccagione nel 1969 dopo essere stato giudicato colpevole dell’omicidio di cinque donne.
E' morto proclamando la sua innocenza e accusando la polizia di averlo costretto a confessare mediante tortura e al termine di estenuanti interrogatori condotti in assenza dell’avvocato.
Nel corso del lunghissimo iter giudiziario un tribunale, in effetti, gli aveva dato ragione, annullando la condanna a morte, poi reimposta.
Per decenni, Okunishi Masaru ha chiesto un nuovo processo. Invano. È morto prima dell’impiccagione ma dopo aver trascorso ogni singolo giorno di quasi mezzo secolo come se fosse l’ultimo della sua vita.
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