Baghlan è una città dell’Afghanistan cresciuta grazie alla produzione di zucchero di barbabietola e a quella di cotone. Nei lontani anni Trenta era particolarmente favorita dai commerci, poiché una strada collegava il centro cittadino alla capitale Kabul, attraverso il fiume Kunduz. Era insomma un centro tranquillo, prima che scoppiassero le guerre che hanno dilaniato il Paese e prima che Kunduz e la sua regione diventassero il centro di feroci scontri tra i talebani e le forze governative. Anche Baghlan è stata sottoposta alla violenza dei talebani, specialmente durante gli ultimi mesi. Risale ad agosto, ad esempio, la notizia dell’uccisione di venti persone tra i quattordici e i sessant’anni presenti al matrimonio del figlio di un imam, probabilmente cadute vittima di uno scontro tra gruppi rivali. Ma molti altri cittadini sono stati uccisi dagli estremisti islamici e dalle bande armate che hanno preso il controllo della città. Tra questi ci sono tre fratelli, i figli del vecchio Abdul Qadir Azizi. Da quel momento l’anziano capofamiglia ha compreso che non sarebbe più riuscito a continuare a vivere nel Paese che ha visto morire i suoi figli e ha preso una decisione importante. Si sarebbe messo in marcia e avrebbe lasciato Baghlan e l’Afghanistan.
In viaggio verso l’Europa. Insieme ad altri otto membri della sua famiglia è partito dalla città natale alla volta dell’Europa. È diventato, anche lui, uno dei tanti migranti-rifugiati protagonisti dell’emergenza che sta mettendo a dura prova l’Unione europea. Abdul Qadir Azizi ha viaggiato per otto mesi e spesso è stato portato sulle spalle dai suoi familiari più giovani. L’uomo è cieco e sordo e non riesce a camminare bene, ma l’aiuto dei parenti gli ha permesso di superare le tremila miglia (2.900 miglia, per la precisione, quasi 4.700 chilometri) che li separavano dall’Europa. Giunti alle porte del continente, per loro nuovo ed estraneo, Azizi e i suoi congiunti si sono uniti alle migliaia di altri emigranti che premevano ai confini ungheresi e che si sono poi riversati in Germania, Paese che ha aperto i suoi confini ai rifugiati di guerra.
Il rifugiato più anziano. La famiglia Azizi, nove persone che appartengono a quattro generazioni diverse, ha passato il confine austro-tedesco a Passau ed è stata accolta in un centro di Deggendorf. I soccorritori non riuscivano a credere alle loro orecchie, quando la figlia di Azizi li ha informati che il padre era nato il 1° gennaio 1905. Purtroppo non hanno portato con loro alcun documento ed è dunque impossibile accertare l’età dell’anziano Abdul, anche se gli interpreti dicono che l’anno di nascita indicato dalla donna è probabilmente autentico. Se si dà per vera la dichiarazione della figlia di Azizi, che ha sessant’anni, allora il vecchio signore afgano avrebbe ben centodieci anni. «Ma anche se l’uomo avesse “soltanto” novant’anni, il suo viaggio è un successo incredibile», ha affermato Werner Straubinger, il portavoce della polizia federale, a NBC News. «Ciò che sappiamo è che l’uomo è cieco e sordo, ma era in grado di camminare aiutandosi con un bastone», ha concluso.Ora il rifugiato più anziano di Germania (e d’Europa) sta bene. Al suo arrivo a Deggendorf non ha avuto nemmeno bisogno di essere curato dai medici. Benché fragile e debole, infatti, è in buone condizioni di salute. Le fonti tedesche informano che presto il signor Azizi e la sua famiglia saranno trasferiti in un altro centro a Hesse, nella Germania centrale. Il loro viaggio non è ancora finito, ma questa volta avverrà in condizioni molto diverse: Azizi e i suoi figli, infatti, raggiungeranno Hesse con un treno ad alta velocità. Nel suo vagone, Abdul potrà posare il bastone e aspettare di raggiungere la sua nuova vita.
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