I grandi inquinatori possono essere denunciati per violazione dei diritti umani? L’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma che “ogni individuo ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia” il che vuol dire che se qualcuno mina la salute e il benessere delle persone sta violando i loro diritti umani.
Così i sopravvissuti dei tifoni, ogni volta più violenti, che nel corso degli anni hanno devastato le Filippine, hanno pensato di bene di presentare una denuncia alla Commissione per i diritti umani di Manila contro i grandi inquinatori. L’accusa è di provocare cambiamenti climatici catastrofici. Ai sopravvissuti si sono uniti diversi esponenti della società civile, tra cui Greenpeace South Asia.
Si tratta della prima denuncia al mondo di questo genere e il suo intento è quella di far aprire tutta una serie di indagini e approfondimenti volti a determinare l’eventuale responsabilità delle maggiori aziende che emettono gas serra che sono poi quelle sotto accusa per l’impatto delle loro attività sul clima globale.
Tra le cinquanta aziende ritenute responsabili figurano multinazionali come Chevron, ExxonMobil, BP e Shell come anche le italiane ENI e Italcementi. In caso di riconoscimento della loro colpevolezza ci si troverebbe dinanzi a un precedente giuridico e morale di enorme importanza: i grandi inquinatori, infatti, potrebbero essere consideravi colpevoli di violazione dei diritti umani sfruttando presente e futuro dei combustibili fossili.
Secondo Zelda Soriano, consigliere giuridico e politico di Greenpeace South East Asia: “Dai Paesi Bassi agli Stati Uniti, i cittadini iniziano a ricorrere ai tribunali per spingere i governi a prendere misure in difesa del clima. Ci auguriamo che la Commissione dei Diritti Umani delle Filippine compia un passo coraggioso, riconoscendo che le grandi aziende inquinanti sono in gran parte responsabili della crisi climatica”.
Si tratta della prima denuncia al mondo di questo genere e il suo intento è quella di far aprire tutta una serie di indagini e approfondimenti volti a determinare l’eventuale responsabilità delle maggiori aziende che emettono gas serra che sono poi quelle sotto accusa per l’impatto delle loro attività sul clima globale.
Tra le cinquanta aziende ritenute responsabili figurano multinazionali come Chevron, ExxonMobil, BP e Shell come anche le italiane ENI e Italcementi. In caso di riconoscimento della loro colpevolezza ci si troverebbe dinanzi a un precedente giuridico e morale di enorme importanza: i grandi inquinatori, infatti, potrebbero essere consideravi colpevoli di violazione dei diritti umani sfruttando presente e futuro dei combustibili fossili.
Secondo Zelda Soriano, consigliere giuridico e politico di Greenpeace South East Asia: “Dai Paesi Bassi agli Stati Uniti, i cittadini iniziano a ricorrere ai tribunali per spingere i governi a prendere misure in difesa del clima. Ci auguriamo che la Commissione dei Diritti Umani delle Filippine compia un passo coraggioso, riconoscendo che le grandi aziende inquinanti sono in gran parte responsabili della crisi climatica”.
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