Per la prima volta, un premio Nobel per la pace è stato dunque assegnato a un processo costituente: quello che ha portato all'approvazione, il 27 gennaio 2014, della prima costituzione democratica della Tunisia. Una grande novità, ma che le Costituzioni contemporanee possano svolgere un ruolo importante nel mantenimento della pace non è cosa nuova.
A partire dal secondo dopoguerra del Novecento, le Costituzioni sono chiamate a individuare il punto di equilibrio tra le diverse componenti della società pluralista, sancito attraverso l'accordo, nel momento costituente, intorno a princìpi condivisi, che dovranno ispirare la vita in comune e l'agire politico negli anni a venire. Princìpi che saranno sottratti alle decisioni delle maggioranze politiche elettorali, che dovranno rispettarli: qualora non lo facessero, i loro atti potranno essere annullati dai "guardiani" del patto costituzionale, ovvero dai giudici costituzionali. Anche la Costituzione italiana appartiene a questa tipologia di costituzioni e, come molte di esse, si è dimostrata capace di orientare l'evoluzione della società, adattandosi al contempo ai mutamenti di essa, senza perdere di vista i valori fondanti del patto costituzionale, i princìpi supremi che hanno aiutato a superare anche i momenti più difficili.
Quel che c'è di ulteriore e diverso in Tunisia è che per la prima volta il tentativo di regolare il conflitto intorno ai valori attraverso un patto costituente è avvenuto in un contesto arabo-musulmano, segnato dalla contrapposizione tra le mire espansive dell'islam politico, da un lato, e settori della società fortemente laicizzati, dall'altro.
In molti Paesi musulmani, è stato detto, esiste uno sfasamento spazio-temporale nella popolazione: una parte (gli islamisti) vorrebbe vivere in un'altra epoca (il medioevo), una parte (i laici) in un altro luogo (l'occidente). L'unicità dell'esperienza tunisina, che la distanzia dagli altri Paesi della regione, consiste nel ricorso alla Costituzione per trovare un compromesso stabile e duraturo tra tali due settori della società.
Come è facile comprendere, le difficoltà non sono mancate già nella fase costituente, ed è proprio qui che si colloca un altro aspetto di novità. La dura contrapposizione tra le forze politiche (segnata dall'assassinio di importanti leader dell'opposizione laica e dal conseguente abbandono dei lavori dell'assemblea costituente da parte dei partiti laici, nell'estate del 2013), che rischiava di far naufragare il processo, ha trovato soluzione grazie alla mediazione del "quartetto" (sindacalisti, imprenditori, giuristi e difensori dei diritti umani) premiato con il Nobel. A testimonianza del fatto che il protagonismo della società civile può a volte dare risposte allorquando la politica partitica sembra incapace di reagire.
Tuttavia, le Costituzioni contemporanee, più che un punto di arrivo, esito di un momento magico e irripetibile, rappresentano un punto di partenza, verso una quotidianità costituzionale improntata ai principi del dialogo e del pluralismo: è questa la vera sfida che attende oggi la Tunisia, in un contesto economico, internazionale e securitario assai difficile, che necessita del supporto di tutti coloro che, nel Paese e fuori, credono nella democrazia costituzionale. Più che un riconoscimento per quanto compiuto, il Nobel, assegnato nelle difficili temperie del 2015, va letto, quindi, come un incoraggiamento ad andare avanti con speranza e convinzione sul percorso intrapreso, nella consapevolezza che è nella quotidianità, come sempre, che si svolge la partita decisiva.
di Tania Groppi
Quel che c'è di ulteriore e diverso in Tunisia è che per la prima volta il tentativo di regolare il conflitto intorno ai valori attraverso un patto costituente è avvenuto in un contesto arabo-musulmano, segnato dalla contrapposizione tra le mire espansive dell'islam politico, da un lato, e settori della società fortemente laicizzati, dall'altro.
In molti Paesi musulmani, è stato detto, esiste uno sfasamento spazio-temporale nella popolazione: una parte (gli islamisti) vorrebbe vivere in un'altra epoca (il medioevo), una parte (i laici) in un altro luogo (l'occidente). L'unicità dell'esperienza tunisina, che la distanzia dagli altri Paesi della regione, consiste nel ricorso alla Costituzione per trovare un compromesso stabile e duraturo tra tali due settori della società.
Come è facile comprendere, le difficoltà non sono mancate già nella fase costituente, ed è proprio qui che si colloca un altro aspetto di novità. La dura contrapposizione tra le forze politiche (segnata dall'assassinio di importanti leader dell'opposizione laica e dal conseguente abbandono dei lavori dell'assemblea costituente da parte dei partiti laici, nell'estate del 2013), che rischiava di far naufragare il processo, ha trovato soluzione grazie alla mediazione del "quartetto" (sindacalisti, imprenditori, giuristi e difensori dei diritti umani) premiato con il Nobel. A testimonianza del fatto che il protagonismo della società civile può a volte dare risposte allorquando la politica partitica sembra incapace di reagire.
Tuttavia, le Costituzioni contemporanee, più che un punto di arrivo, esito di un momento magico e irripetibile, rappresentano un punto di partenza, verso una quotidianità costituzionale improntata ai principi del dialogo e del pluralismo: è questa la vera sfida che attende oggi la Tunisia, in un contesto economico, internazionale e securitario assai difficile, che necessita del supporto di tutti coloro che, nel Paese e fuori, credono nella democrazia costituzionale. Più che un riconoscimento per quanto compiuto, il Nobel, assegnato nelle difficili temperie del 2015, va letto, quindi, come un incoraggiamento ad andare avanti con speranza e convinzione sul percorso intrapreso, nella consapevolezza che è nella quotidianità, come sempre, che si svolge la partita decisiva.
di Tania Groppi
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.