Prelevare i migranti scavalcando gli scafisti. Sembra un piano impossibile. Invece sta per decollare - Il progetto umanitario è stato avviato da Comunità di Sant'Egidio e Chiese evangeliche
Corridoi umanitari in Marocco, Libano ed Etiopia. Voli regolari per l'Italia. Mille profughi da portare ín salvo entro Natale. E tutto a spese della Federazione delle Chiese evangeliche e della Comunità di Sant'Egidio. Mentre l'Europa resta impantanata a discutere di quote di migranti e centri di smistamento, c'è chi prova ad accelerare. Come? Pescando dai fondi dell'8 per mille.
Di corridoi umanitari si parla da anni. Da ultimo, ad aprile scorso, è tornato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ribadendo la necessità di garantire canali «sicuri e regolari» per i rifugiati in fuga dalle guerre. Insomma, la questione è questa: se l'Europa è pronta a riconoscere il diritto d'asilo a centinaia di migliaia di persone che premono alle sue porte (a partire dai siriani), perché non prevedere anche un passaggio sicuro fino alle frontiere del continente?
Mentre gli Stati si dividono e nicchiano, Sant'Egidio e Chiese evangeliche uniscono le loro forze. Ecco allora il senso del progetto: «Si tratta di aprire nei Paesi da cui partono i migranti, in accordo con le ambasciate italiane, un canale dedicato per ottenere visti per motivi umanitari» spiega Paolo Naso, responsabile delle relazioni internazionali per il progetto Mediterranean Hope delle Chiese evangeliche «così permetteremo l'ingresso nel nostro Paese di donne e bambini in fuga dai Paesi in guerra, in modo regolare e non più su barconi o altri mezzi di fortuna che comportano un altissimo rischio per la loro vita».
Ma come si giustifica questo nuovo meccanismo? La base giuridica non manca, basta leggere il regolamento europeo 810 del 2009: l'articolo 25 comma I prevede infatti che il rilascio di visti con validità territoriale limitata può essere riconosciuto «eccezionalmente per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali». Non solo.
Il visto può anche avere validità non limitata allo Stato di rilascio qualora altre nazioni vi consentano. Peccato però che la norma sia rimasta per lo più inapplicata, come ha denunciato un anno fa uno studio del Parlamento europeo. I
l progetto delle Chiese evangeliche e di Sant'Egidio prova così ad arrivare lì dove gli Stati europei si sono fermati.
Come funzioneranno i corridoi? «Su indicazione dei ministeri dell'Interno e degli Esteri italiani, una o più rappresentanze diplomatiche verrebbero autorizzate a rilasciare dei visti per motivi umanitari» risponde Naso «e il nostro progetto prevede la prima sperimentazione in Marocco, Libano e, ci auguriamo, presto anche in Etiopia».
Come funzioneranno i corridoi? «Su indicazione dei ministeri dell'Interno e degli Esteri italiani, una o più rappresentanze diplomatiche verrebbero autorizzate a rilasciare dei visti per motivi umanitari» risponde Naso «e il nostro progetto prevede la prima sperimentazione in Marocco, Libano e, ci auguriamo, presto anche in Etiopia».
I corridoi umanitari coinvolgeranno mille persone nell'arco di un anno. «Si tratterà di soggetti vulnerabili come donne sole o incinte, minori non accompagnati e rifugiati. I primi dovrebbero arrivare entro Natale. La sperimentazione» precisa il responsabile del progetto, «tende a dimostrare che, anche senza modificare il quadro normativo attuale, è possibile attivare un canale umanitario che consenta a potenziali richiedenti asilo di ottenere un visto di ingresso in Europa, che eviti loro di affidarsi ai trafficanti che gestiscono il trasporto illegale dal Nord Africa».
Il ruolo delle Chiese evangeliche e di Sant'Egidio sarebbe quello di aprire varie sedi operative, le prime due in Marocco: a Rabat, sede dell'ambasciata italiana e dell'Unhcr, e a Tangeri, centro di concentrazione dì migranti subsahariani. «I nostri desk avrebbero contatti costanti con la autorità italiane autorizzate al rilascio dei visti» spiega Naso, «e noi opereremo come associazione che raccoglie le domande di protezione umanitaria. Il desk entrerebbe in contatto con i potenziali richiedenti asilo attraverso partenariati con associazioni già operative, come la Chiesa evangelica del Marocco o la diocesi di Tangeri, e promuovendo programmi sociali nelle aree di concentrazione dei migranti».
Ottenuto il visto, il rifugiato potrà imbarcarsi su un volo regolare, con il sostegno finanziario del progetto. Arrivato in Italia, potrà essere ospitato nei vari centri d'accoglienza del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (lo Sprar, gestito dal Viminale e affidato all'associazione dei Comuni italiani). «Quaranta migranti verranno alloggiati nella Casa delle culture» aggiunge Naso, «che è una struttura gestita dalle Chiese evangeliche a Scicli, in provincia di Ragusa. Non solo. Siamo in procinto di aprire anche altri centri per accogliere chi raggiungerà l'Italia».
La sperimentazione del canale umanitario sarà interamente finanziata dall'8 per mille della Chiesa valdese e della Comunità di Sant'Egidio. Il progetto è in questi giorni all'esame dei ministeri dell'Interno e degli Esteri, per arrivare in tempi brevi a stendere un protocollo d'intesa per la sua realizzazione. «È una testimonianza della nostra fede cristiana» spiega Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, «non riusciremo certo a incidere sulla massa imponente del fenomeno migratorio e nemmeno potremo fare alcunché nei Paesi di partenza. Potremo, però, aiutare a costruire una procedura che abbatta qualche mattone nel muro dell'indifferenza».
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