Aumentano invece le denunce contro autoctoni. La Lega, spiazzata, insorge. Numeri che fanno giustizia dei pregiudizi. E che raccontano un'Italia impaurita, incapace di distinguere tra campagne mediatiche e realtà quando si tratta di accostare migranti e criminalità.
Accostamento strumentale, appunto, se come testimonia il rapporto Idos gli stranieri nel Belpaese commettono in proporzione meno reati degli italiani e meno gravi. E a sfatare un altro luogo comune che li vuole "liberi subito" nonostante i crimini commessi, lo studio evidenzia anche come in caso di accuse o condanne, i migranti vengano "più facilmente fermati e arrestati" rispetto agli autoctoni. Un quadro che il leghista Roberto Calderoli bolla subito come "un concentrato di falsità".
Facile capire il perché Calderoli accosti quasi 500 pagine fitte di dati alla "Pravda di Lenin" che dipinge "un mondo fantastico". È lo stesso vice presidente del Senato del resto a spiegare cosa trova inconcepibile: uno dossier "che descrive gli immigrati come brava gente, che non delinque, vittima di stereotipi, che contribuisce in modo determinante al Pil".
Ad essere precisi, lo studio non sostiene ovviamente che i migranti non delinquono, ma appunto che non lo fanno in misura maggiore degli autoctoni, e che anzi si verifica il contrario. Uno schiaffo comunque a uno dei punti cardine della fortuna politica del Carroccio, nel la lotta senza esclusione di colpi per la leadership del centrodestra.
Non solo, il dossier nota in premessa come "in questi anni di crisi è crescente, secondo Eurostat. la preoccupazione dei cittadini, sia in Italia che negli altri Stati dell'Ue, nei confronti degli immigrati e della loro criminalità, spesso enfatizzata sui media. Siamo di fronte a un complesso fenomeno di psicologia sociale che nel passato ha riguardato l'atteggiamenti di molti paesi esteri verso gli immigrati italiani. Una metodologia in grado di ridimensionare le reazioni infondate consiste nel corretto utilizzo delle statistiche".
Ed ecco allora i dati. Il dossier allarga lo sguardo alle denunce di reati di tutta l'Europa a 28 Stati. E si sofferma su un punto: tra il 2004 e 2013 le denunce contro italiani, a fronte di una popolazione in leggera diminuzione, sono cresciute del 28% (da 513.618 a 657.443), mentre quelle contro stranieri risultano in calo del 6,2% (da 255.304 a 239.701), nonostante una popolazione più che raddoppiata. E ancora, in questo stesso arco di tempo si può mettere a fuoco l'incidenza percentuale delle denunce contro stranieri sul totale di quelle contro autore noto: anche questa voce registra un calo, e di ben un terzo, dal 32,5% al 26,7%, con una maggior incidenza nel Centro (32,5%) e nel Settentrione (Nord Est 36,3% e Nord Ovest 37,2%) rispetto alle Isole (12,0%) e anche al Sud (13,2%).
Un paragrafo è dedicato anche ai detenuti stranieri. Al 30 giugno 2015, l'amministrazione penitenziaria ne ha rilevati 17.207, pari al 32,6% dei 52.754 reclusi delle 198 carceri italiane. A fronte di un calo delle presenze carcerarie negli ultimi anni, il numero dei reclusi stranieri è diminuito in misura maggiore di quel lo dei detenuti italiani, e cioè del 4% in cinque anni. Il dossier rileva poi come "i detenuti stranieri commettono - o sono accusati di avere commesso - i reati meno gravi dal punto di vista dei beni o degli interessi costituzionalmente protetti.
Ma nei loro confronti maggiormente opera l'azione di repressione di polizia: essi più facilmente vengono fermati o arrestati rispetto agli autoctoni". In cifre: negli istituti di pena il 29,3% dei condannati in via definitiva è straniero, come lo è il 39,5% dei detenuti non ancora condannati ma in attesa di giudizio e il 40,7%di quelli in attesa di primo giudizio.
Altissima poi la percentuale degli stranieri condannati a pene lievi, cioè a meno di tre anni di carcere: è del 43%. Quanto ai reati commessi, il 76,9% dei detenuti stranieri è in carcere per reati legati alla prostituzione, il 34,7% per violazione della legge sulle droghe, il 27% per reati contro il patrimonio.
di Adriana Comaschi
Facile capire il perché Calderoli accosti quasi 500 pagine fitte di dati alla "Pravda di Lenin" che dipinge "un mondo fantastico". È lo stesso vice presidente del Senato del resto a spiegare cosa trova inconcepibile: uno dossier "che descrive gli immigrati come brava gente, che non delinque, vittima di stereotipi, che contribuisce in modo determinante al Pil".
Ad essere precisi, lo studio non sostiene ovviamente che i migranti non delinquono, ma appunto che non lo fanno in misura maggiore degli autoctoni, e che anzi si verifica il contrario. Uno schiaffo comunque a uno dei punti cardine della fortuna politica del Carroccio, nel la lotta senza esclusione di colpi per la leadership del centrodestra.
Non solo, il dossier nota in premessa come "in questi anni di crisi è crescente, secondo Eurostat. la preoccupazione dei cittadini, sia in Italia che negli altri Stati dell'Ue, nei confronti degli immigrati e della loro criminalità, spesso enfatizzata sui media. Siamo di fronte a un complesso fenomeno di psicologia sociale che nel passato ha riguardato l'atteggiamenti di molti paesi esteri verso gli immigrati italiani. Una metodologia in grado di ridimensionare le reazioni infondate consiste nel corretto utilizzo delle statistiche".
Ed ecco allora i dati. Il dossier allarga lo sguardo alle denunce di reati di tutta l'Europa a 28 Stati. E si sofferma su un punto: tra il 2004 e 2013 le denunce contro italiani, a fronte di una popolazione in leggera diminuzione, sono cresciute del 28% (da 513.618 a 657.443), mentre quelle contro stranieri risultano in calo del 6,2% (da 255.304 a 239.701), nonostante una popolazione più che raddoppiata. E ancora, in questo stesso arco di tempo si può mettere a fuoco l'incidenza percentuale delle denunce contro stranieri sul totale di quelle contro autore noto: anche questa voce registra un calo, e di ben un terzo, dal 32,5% al 26,7%, con una maggior incidenza nel Centro (32,5%) e nel Settentrione (Nord Est 36,3% e Nord Ovest 37,2%) rispetto alle Isole (12,0%) e anche al Sud (13,2%).
Un paragrafo è dedicato anche ai detenuti stranieri. Al 30 giugno 2015, l'amministrazione penitenziaria ne ha rilevati 17.207, pari al 32,6% dei 52.754 reclusi delle 198 carceri italiane. A fronte di un calo delle presenze carcerarie negli ultimi anni, il numero dei reclusi stranieri è diminuito in misura maggiore di quel lo dei detenuti italiani, e cioè del 4% in cinque anni. Il dossier rileva poi come "i detenuti stranieri commettono - o sono accusati di avere commesso - i reati meno gravi dal punto di vista dei beni o degli interessi costituzionalmente protetti.
Ma nei loro confronti maggiormente opera l'azione di repressione di polizia: essi più facilmente vengono fermati o arrestati rispetto agli autoctoni". In cifre: negli istituti di pena il 29,3% dei condannati in via definitiva è straniero, come lo è il 39,5% dei detenuti non ancora condannati ma in attesa di giudizio e il 40,7%di quelli in attesa di primo giudizio.
Altissima poi la percentuale degli stranieri condannati a pene lievi, cioè a meno di tre anni di carcere: è del 43%. Quanto ai reati commessi, il 76,9% dei detenuti stranieri è in carcere per reati legati alla prostituzione, il 34,7% per violazione della legge sulle droghe, il 27% per reati contro il patrimonio.
di Adriana Comaschi
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