Non si placano le polemiche in Tunisia per la recente condanna di un 22enne tunisino ad un anno di reclusione per il reato di omosessualità, in base all’articolo 230 del codice penale che prevede per “l’atto omosessuale maschile (liwat) e femminile (mousahaqa)” la reclusione fino a tre anni.

Yamina Thabet, presidente dell’associazione tunisina di sostegno alle minoranze ha parlato di una legge “abusiva”, l’associazione Shams, che si batte contro l’omofobia ha definito il test “scandaloso”. All’ondata di critiche per l’episodio incriminato si sono uniti anche il partito al Qobt, la Lega tunisina per i diritti dell’uomo e l’ex presidente della Repubblica Moncef Marzouki. Anche i giovani del partito politico Al Massar hanno pubblicato un comunicato nel quale condannano fermamente il test anale al quale il giovane è stato sottoposto, definendolo inumano e inaccettabile, e chiedono l’abolizione dell’art. 230 del codice penale.
Il giovane condannato intanto ha fatto appello.
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