Nel rapporto sull'allargamento, la Commissione europea sottolinea che, dopo diversi anni di progressi nella libertà di espressione, "sono stati osservati gravi passi indietro". Ankara: "Critiche ingiuste"
Roma - Invece di progredire, negli ultimi dodici mesi, in Turchia sono stati fatti "importanti passi indietro", soprattutto per quanto riguarda la libertà di espressione e di assemblea. Lo sottolinea la Commissione europea nel capitolo dedicato alla Turchia del rapporto sui Paesi candidati all'adesione alla Ue.
Rimangono, sottolinea la Ue, "ancora gravi carenze", nonostante gli sforzi fatti per tutelare i diritti umani e le libertà fondamentali. Il rapporto, oltre alla Turchia, riguarda Serbia, Kosovo, Montenegro, Albania, Bosnia Erzegovina ed ex Repubblica di Macedonia. Il rapporto sarebbe dovuto uscire nei primi quindici giorni di ottobre, ma la pubblicazione è stata rinviata a dopo le elezioni in Turchia vinte dall'Akp del presidente Recep Tayyp Erdogan.
Tendenza negativa. L'Unione europea ha denunciato una "tendenza negativa" per lo stato di diritto in Turchia e "gravi battute d'arresto" sulla libertà di espressione, in un momento in cui Ankara è impegnata in negoziati per migliorare la cooperazione con l'Ue sulla crisi migratoria. "Dopo anni di progressi in materia di libertà di espressione, gravi battute d'arresto sono state osservate negli ultimi due anni", si legge nel rapporto della Commissione europea. La "crescente pressione sui media", è stata causa "di seria preoccupazione" e i giudici "sono stati sotto forte pressione politica", riferisce il rapporto: "Il nuovo governo formato dopo le elezioni anticipate del primo novembre dovrà rispondere a queste priorità urgenti", ha aggiunto la Commissione, che però ha espresso soddisfazione per lo sforzo di ospitare due milioni di profughi siriani e iracheni in Turchia. E proprio oggi un ordine di arresto, con l'accusa di "tentato colpo di stato e tentativo di formare un'organizzazione sovversiva", è stato emesso dalla magistratura turca nei confronti di Ekrem Dumanli, direttore del quotidiano Zaman, uno dei più letti nel Paese.
Inadeguata lotta a corruzione. Anche il capitolo della lotta alla corruzione non brilla per risultati: "La Turchia ha raggiunto un certo livello di preparazione per effettivamente prevenire e combattere la corruzione" ma "il curriculum del Paese resta inadeguato", è scritto nel rapporto.
Riforme al rallentatore. Non aiuta il Paese, sostiene la Commissione la 'continua divisione politica', che rallenta il ritmo delle riforme. Sul fronte del sistema elettorale la Commissione Ue indica che la soglia di sbarramento del 10% perché un partito possa essere rappresentato in Parlamento "deve essere affrontata con urgenza". E, in ogni caso, c'è un "bisogno urgente" di adottare una legge complessiva sulla lotta alla discriminazione, in linea con gli standard europei. La Turchia ha anche bisogno di "garantire efficacemente" i diritti di donne, bambini e persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali e "garantire sufficiente attenzione" all'inclusione sociale dei gruppi vulnerabili, come i rom. "Le elezioni del primo novembre hanno dato il via a quattro anni di stabilità e fiducia. Rendiamo questo periodo un tempo di riforme, con la priorità di una nuova Costituzione", ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Le preoccupazioni su un regime in Turchia dovrebbero essere messe da parte, perché il Paese possa concentrarsi sul futuro, ha aggiunto. Al presidente ha fatto eco il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, in un'intervista in diretta con televisione pubblica TRT: "La Turchia si impegnerà nei prossimi sei mesi in un importante processo di riforma in campo sociale, economico e giudiziario". Ma, ha chiarito, Ankara non sacrificherà la sua "lotta contro il terrorismo ", per il processo di pace curdo .
Progressi per aprire capitolo economia. Invece "buoni progressi sono stati fatti verso l'apertura del capitolo 17 sulle politiche economiche e monetarie che sosterrebbe il desiderato livello di dialogo economico", sottolinea il rapporto annuale. Un aspetto che potrebbe portare alla riapertuara del negoziato per l'adesione di Ankara alla Ue, sostanzialmente congelato dal dicembre 2006.
Basta violenze. Per accelerare il processo di adesione alla Ue, la Commissione, ha detto il commissario all'allargamento Johannes Hahn al Parlamento, "si aspetta la fine delle violenze e una soluzione della questione curda" e auspica progressi anche sulla questione cipriota. I segnali positivi su questo fronte, ha detto il commissario, potrebbero essere determinanti per dare nuovo slancio al negoziato di adesione. "La Commissione - si legge nel rapporto su questo punto - accoglie con favore il sostegno della Turchia alla ripresa di colloqui per un accordo completo. È ora importante che a tale sostegno facciano seguito dichiarazioni costruttive e azioni concrete".
La replica: "Critiche ingiuste". Le critiche alla Turchia contenute nel rapporto presentato oggi dalla Commissione Ue sui progressi dei negoziati di adesione sono "ingiuste e anche parzialmente sproporzionate", ha detto il ministero per gli Affari Europei di Ankara, definendo inoltre "non accettabili le considerazioni sull'uso delle autorità, garantitegli dalla Costituzione, da parte del nostro Presidente" Recep Tayyip Erdogan.
Tendenza negativa. L'Unione europea ha denunciato una "tendenza negativa" per lo stato di diritto in Turchia e "gravi battute d'arresto" sulla libertà di espressione, in un momento in cui Ankara è impegnata in negoziati per migliorare la cooperazione con l'Ue sulla crisi migratoria. "Dopo anni di progressi in materia di libertà di espressione, gravi battute d'arresto sono state osservate negli ultimi due anni", si legge nel rapporto della Commissione europea. La "crescente pressione sui media", è stata causa "di seria preoccupazione" e i giudici "sono stati sotto forte pressione politica", riferisce il rapporto: "Il nuovo governo formato dopo le elezioni anticipate del primo novembre dovrà rispondere a queste priorità urgenti", ha aggiunto la Commissione, che però ha espresso soddisfazione per lo sforzo di ospitare due milioni di profughi siriani e iracheni in Turchia. E proprio oggi un ordine di arresto, con l'accusa di "tentato colpo di stato e tentativo di formare un'organizzazione sovversiva", è stato emesso dalla magistratura turca nei confronti di Ekrem Dumanli, direttore del quotidiano Zaman, uno dei più letti nel Paese.
Inadeguata lotta a corruzione. Anche il capitolo della lotta alla corruzione non brilla per risultati: "La Turchia ha raggiunto un certo livello di preparazione per effettivamente prevenire e combattere la corruzione" ma "il curriculum del Paese resta inadeguato", è scritto nel rapporto.
Riforme al rallentatore. Non aiuta il Paese, sostiene la Commissione la 'continua divisione politica', che rallenta il ritmo delle riforme. Sul fronte del sistema elettorale la Commissione Ue indica che la soglia di sbarramento del 10% perché un partito possa essere rappresentato in Parlamento "deve essere affrontata con urgenza". E, in ogni caso, c'è un "bisogno urgente" di adottare una legge complessiva sulla lotta alla discriminazione, in linea con gli standard europei. La Turchia ha anche bisogno di "garantire efficacemente" i diritti di donne, bambini e persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali e "garantire sufficiente attenzione" all'inclusione sociale dei gruppi vulnerabili, come i rom. "Le elezioni del primo novembre hanno dato il via a quattro anni di stabilità e fiducia. Rendiamo questo periodo un tempo di riforme, con la priorità di una nuova Costituzione", ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Le preoccupazioni su un regime in Turchia dovrebbero essere messe da parte, perché il Paese possa concentrarsi sul futuro, ha aggiunto. Al presidente ha fatto eco il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, in un'intervista in diretta con televisione pubblica TRT: "La Turchia si impegnerà nei prossimi sei mesi in un importante processo di riforma in campo sociale, economico e giudiziario". Ma, ha chiarito, Ankara non sacrificherà la sua "lotta contro il terrorismo ", per il processo di pace curdo .
Progressi per aprire capitolo economia. Invece "buoni progressi sono stati fatti verso l'apertura del capitolo 17 sulle politiche economiche e monetarie che sosterrebbe il desiderato livello di dialogo economico", sottolinea il rapporto annuale. Un aspetto che potrebbe portare alla riapertuara del negoziato per l'adesione di Ankara alla Ue, sostanzialmente congelato dal dicembre 2006.
Basta violenze. Per accelerare il processo di adesione alla Ue, la Commissione, ha detto il commissario all'allargamento Johannes Hahn al Parlamento, "si aspetta la fine delle violenze e una soluzione della questione curda" e auspica progressi anche sulla questione cipriota. I segnali positivi su questo fronte, ha detto il commissario, potrebbero essere determinanti per dare nuovo slancio al negoziato di adesione. "La Commissione - si legge nel rapporto su questo punto - accoglie con favore il sostegno della Turchia alla ripresa di colloqui per un accordo completo. È ora importante che a tale sostegno facciano seguito dichiarazioni costruttive e azioni concrete".
La replica: "Critiche ingiuste". Le critiche alla Turchia contenute nel rapporto presentato oggi dalla Commissione Ue sui progressi dei negoziati di adesione sono "ingiuste e anche parzialmente sproporzionate", ha detto il ministero per gli Affari Europei di Ankara, definendo inoltre "non accettabili le considerazioni sull'uso delle autorità, garantitegli dalla Costituzione, da parte del nostro Presidente" Recep Tayyip Erdogan.
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