Roma – Waleed, 36 anni, avvocato e fondatore nel 2008 dell’organizzazione Osservatori dei diritti umani in Arabia Saudita, è stato condannato a 15 anni di prigione per il suo “attivismo pacifico”.
Waleed Abu al-Khair |
Il suo avvocato, nome completo Waleed Abu al-Khair, ha affrontato vessazioni e minacce. Le autorità saudite lo hanno giudicato colpevole di danneggiare la reputazione del regno, di insultare la magistratura e di altre accuse in base ad una cosiddetta “legge anti-terrorismo”.
In prigione, Waleed è stato picchiato e tenuto in isolamento. Soffre di diabete e non gli viene consentito di vedere regolarmente la moglie Samar, a sua volta attivista dei diritti umani, e la loro bambina.
Ma Waleed “non è un terrorista. E’ un prigioniero di coscienza e dovrebbe poter ricongiungersi con la sua famiglia”,spiega un appello di Amnesty International, che chiede una semplice firma per rivolgersi – o almeno provarci – al re dell’Arabia Saudita – la stessa che l’Onu ha scelto come presidente per il suo Consiglio dei Diritti Umani – perché il giovane venga immediatamente rilasciato.
Il sito di Amnesty ha anche ospitato una lettera di Samar Badawi, la quale spiega ai Sauditi che suo marito “è stato imprigionato perché voi possiate vivere liberi; ha affrontato i tiranni per rivendicare i vostri diritti; ha affrontato i suoi oppressori dicendo loro che non avrebbe tollerato la loro repressione. Ricordate che la storia non dimentica, esalterà coloro che hanno lottato per la libertà e metterà da parte la memoria di coloro che hanno ceduto ad una vita di umiliazione e schiavitù”.
Lo stesso auspicio di libertà è stato più volte lanciato da Amnesty International per Raif Badawi e gli altri attivisti condannati con lui: Suliaman al-Rashudi, Abdullah al-Hamid, Mohammed al-Qahtani, Abdulaziz al-Khodr, Mohammed al-Bajadi, Fowzan al-Harbi, Abdulrahman al-Hamid, Saleh al-Ashwan, Omar al-Sa’id e Fadhel al-Manasif.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.