Il 30 novembre, 2031 città del mondo sono state “Cities for Life”: città per la vita, città contro la pena di morte. Il movimento è stato lanciato 14 anni fa dalla Comunità di Sant’Egidio, nella convinzione che coinvolgere le società civili e le amministrazioni locali di ogni parte del mondo avrebbe rafforzato la campagna contro la pena di morte. Il movimento delle “Cities for Life” è cresciuto con gli anni.
Ben 382 eventi si sono svolti in contemporanea alla manifestazione davanti al Colosseo a Roma, pronto ad essere acceso di luci colorate di vita. Davanti a uno dei monumenti più noti del mondo, erano in tanti a dire SÌ alla vita e NO alla pena di morte, ed a riascoltare l’appello per l’abolizione della pena di morte che papa Francesco ha rivolto al Congresso degli Stati Uniti d’America nel suo recente viaggio.
Dagli Stati Uniti era presente a Roma una delegazione del Nebraska, guidata dal senatore Mark Kolterman e Miriam Kelle, attivista della World Coalition Against Death Penalty. Dopo una battaglia di trent’anni, il Nebraska ha abolito la pena di morte, il settimo Stato degli USA a farlo. Come ha sottolineato sister Helen Prejean, è un passo decisivo “per vedere la fine della pena di morte negli Stati Uniti”.
Dagli Stati Uniti era presente a Roma una delegazione del Nebraska, guidata dal senatore Mark Kolterman e Miriam Kelle, attivista della World Coalition Against Death Penalty. Dopo una battaglia di trent’anni, il Nebraska ha abolito la pena di morte, il settimo Stato degli USA a farlo. Come ha sottolineato sister Helen Prejean, è un passo decisivo “per vedere la fine della pena di morte negli Stati Uniti”.
Quest’anno le manifestazioni di “Cities for Life” si sono tenute nel clima di paura, diffusa dagli attentati terroristici che hanno colpito Parigi, Bamako e altri luoghi del mondo. In proposito ha osservato Marco Impagliazzo: “Mentre si semina la morte, questa manifestazione crea un movimento di vita ed è un atto di fiducia nel futuro. Ci sono dei giovani che si lasciano sedurre dalla cultura del male, ma non devono essere abbandonati alla cultura della morte. E la pena di morte, già nel suo nome, fa parte di questa logica di morte, che vogliamo abolire. Siamo stanchi di sentire parlare di cultura di morte e di pena di morte”.
È noto il problema della violenza giovanile nelle grandi metropoli latinoamericane. Proprio per questo assai significativa è stata la manifestazione che si è tenuta a Città del Messico, con una grande partecipazione di giovani.
È noto il problema della violenza giovanile nelle grandi metropoli latinoamericane. Proprio per questo assai significativa è stata la manifestazione che si è tenuta a Città del Messico, con una grande partecipazione di giovani.
Numerose le iniziative che Sant’Egidio ha organizzato anche in Africa (7 nella Repubblica Democratica del Congo e in Togo, 5 in Mozambico, 4 in Cameroun, 1 nella Guinea Conakry) e in Asia. In Indonesia per diffondere la campagna contro la pena di morte si sono tenute fiaccolate, ma anche distribuzione di fiori nelle piazze di Jakarta, Kupang, Atambua, Jogyakarta, Kefamenanu, Bandung, Medan, Maumere, Ende, Pontianak e Duri. Proprio in Indonesia, infatti, la pena capitale è tornata a colpire. Sono 13 le condanne a morte eseguite nel 2015, ma nello scorso aprile la mobilitazione della Comunità di Sant’Egidio è riuscita a stoppare l’esecuzione di due condannati a morte.
Lavorare l'abolizione della pena di morte sottrae è un atto di fiducia nel futuro e toglie terreno alla cultura della morte.
Fonte: www.santegidio.org
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