Nel Kurdistan turco va avanti, dalle ultime e discusse due tornate elettorali, una guerra a tutti gli effetti tra l’esercito turco e i separatisti del Pkk.
Tra le macerie di Diyarbakır, nel Kurdistan turco |
Gli attentati contro le sedi e i sostenitori del partito filocurdo Hdp (per la prima volta in Parlamento), con centinaia di morti, hanno rotto la fragile tregua con i guerriglieri di Öcalan: i caccia di Ankara sono tornati a bombardare le cittadine curde dell’entroterra, piene di civili, come non accadeva dagli Anni 90. Diyarbakir, capitale del Kurdistan turco, e le cittadine come Silvan, Hakkari, Nusaybin e Cizre sono sotto coprifuoco.
Telefoni e internet sono bloccati, dopo aver chiuso quasi tutte le sedi elettorali per il voto di novembre sono ripartite le «operazioni dell’esercito»: Pkk e militari combattono palmo a palmo nei quartieri, tra soldati e poliziotti sono in campo più di 14 mila unità, oltre all’aviazione.
Telefoni e internet sono bloccati, dopo aver chiuso quasi tutte le sedi elettorali per il voto di novembre sono ripartite le «operazioni dell’esercito»: Pkk e militari combattono palmo a palmo nei quartieri, tra soldati e poliziotti sono in campo più di 14 mila unità, oltre all’aviazione.
A Sur, quartiere di Diyarbakır, i carri armati sono in strada e diverse abitazioni sono state distrutte dal fuoco d’artiglieria. I rastrellamenti sono continui. Oltre un centinaio i civili morti: gli ultimi un nonno e la nipotina, per Santo Stefano.
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