Il capo della polizia ritiene necessaria una riforma per rendere più snella la gestione degli immigrati, ma senza sottovalutare la percezione della sicurezza da parte dei cittadini.
La clandestinità resta reato, almeno per il momento. Ma così com'è rende difficile il lavoro delle Procure. Ne è convinto il capo della polizia Alessandro Pansa, secondo il quale "il problema reale è dato dal fatto che (il reato di clandestinità, ndr) intasa l'attività delle procure. Questo è il problema principale". È necessaria, quindi, almeno una riforma: "Probabilmente è preferibile che venga riformato, con un meccanismo che renda più agevole la gestione degli immigrati quando transitano per i nostri confini in maniera illegale". Però non si può non tener conto del fattore sicurezza e della percezione dei cittadini: "In questo momento è anche indispensabile che il nostro Paese lanci qualche segnale dissuasivo, per far capire che noi gestiamo il fenomeno dell'immigrazione con umanità, con correttezza, con rispetto delle regole nazionali e internazionali, ma lo gestiamo con grande rigore. Quindi l'opportunità di comunicare un po' meglio questa trasformazione di questa norma - ha concluso Pansa - è sicuramente molto importante ai fini della percezione della sicurezza".
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La norma non piace soprattutto ai magistrati e agli addetti ai lavori, ha sottolineato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, che in un'intervista al Corriere della Sera ha evidenziato come la richiesta di depenalizzare il reato arrivi proprio da loro.
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La norma non piace soprattutto ai magistrati e agli addetti ai lavori, ha sottolineato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, che in un'intervista al Corriere della Sera ha evidenziato come la richiesta di depenalizzare il reato arrivi proprio da loro.
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