New York – Portare 100 rifugiati altamente vulnerabili, come donne sole con bambini, potenziali vittime della tratta di esseri umani, anziani, disabili o persone affette da malattie gravi, da un campo in Libano in l’Italia entro fine gennaio o i primi di febbraio al massimo.
E l’obiettivo della Comunità di Sant’Egidio, degli evangelici e dei valdesi, una cui rappresentanza è in Libano questa settimana per chiarire gli ultimi dettagli del progetto firmato con il Ministero degli Affari Esteri italiano a dicembre. Grazie all’accordo, infatti, mille rifugiati nei campi in Libano, Marocco e Etiopia potranno raggiungere l’Italia grazie a dei “visti umanitari”. Questo, composto dai rifugiati “più vulnerabili”, sarà soltanto il primo gruppo a partire.
La selezione avviene con il sostegno di gruppi che operano sul terreno, associazioni come Papa Giovanni XXIII, che lavora nei campi profughi al confine siro-libanese. Una volta scelti, i candidati sono portati al consolato italiano a Beirut: “I controlli saranno scrupolosi e verranno prese anche le impronte digitali”, aveva dichiarato il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, assicurando “massima sicurezza”.
Impagliazzo ha sottolineato come, grazie all’apertura di questi corridoi umanitari,“chi ne ha diritto potrà finalmente entrare nel nostro Paese evitando i cosiddetti viaggi della morte”.
L’agenzia ONU per i rifugiati ha ripetutamente manifestato il proprio sostegno a tali iniziative: “Ne siamo molto, molto felici e ci auguriamo che altri paesi decideranno di seguire questo esempio. Solo questi tipi di programmi possono rappresentare un incentivo a non rivolgersi ai trafficanti di esseri umani”, ha detto Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’UNHCR, a ABC News. (@annaaserafini)
La selezione avviene con il sostegno di gruppi che operano sul terreno, associazioni come Papa Giovanni XXIII, che lavora nei campi profughi al confine siro-libanese. Una volta scelti, i candidati sono portati al consolato italiano a Beirut: “I controlli saranno scrupolosi e verranno prese anche le impronte digitali”, aveva dichiarato il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, assicurando “massima sicurezza”.
Impagliazzo ha sottolineato come, grazie all’apertura di questi corridoi umanitari,“chi ne ha diritto potrà finalmente entrare nel nostro Paese evitando i cosiddetti viaggi della morte”.
L’agenzia ONU per i rifugiati ha ripetutamente manifestato il proprio sostegno a tali iniziative: “Ne siamo molto, molto felici e ci auguriamo che altri paesi decideranno di seguire questo esempio. Solo questi tipi di programmi possono rappresentare un incentivo a non rivolgersi ai trafficanti di esseri umani”, ha detto Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’UNHCR, a ABC News. (@annaaserafini)
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