Le autorità dello Zimbabwe non stanno portando avanti le esecuzioni capitali a causa della mancanza di boia. È quanto dichiarato oggi dal pubblico ministero di Harare, Olivia Zvezdi, in risposta a una causa intentata dai condannati a morte che lamentano l'incertezza del loro periodo trascorso nel braccio della morte, definito incostituzionale dai loro avvocati.
Secondo questi ultimi, come riporta l'emittente britannica "Bbc", il lungo periodo trascorso in attesa di essere giustiziati costituisce un trattamento "degradante e inumano, in quanto provoca uno stato d'animo di angoscia psicologica paragonabile alla tortura".
I detenuti chiedono pertanto che le loro condanne a morte siano commutate in ergastolo.
I detenuti chiedono pertanto che le loro condanne a morte siano commutate in ergastolo.
L'ultima volta che un prigioniero è stato condannato a morte nello Zimbabwe è stato nel 2005. Attualmente nel paese ci sono 76 detenuti nel braccio della morte, alcuni dei quali da più di 20 anni. In risposta alla causa portata avanti dai condannati, è atteso nelle prossime settimane un pronunciamento della Corte costituzionale.
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