Il regime “laico” del generale egiziano Abdel Fattah al Sisi ha colpito un altro simbolo della rivoluzione di piazza Tahrir: lo scrittore e blogger Ahmed Nagi è stato condannato a due anni di carcere per “oltraggio al pudore” dopo la pubblicazione del suo libro Istikhdam al Hayat (L’uso della vita). La violenza esercitata sul mondo della cultura in Egitto fa cadere un altro mito che circonda il generale: quello secondo cui Al Sisi è il paladino della laicità contro gli islamisti.
Ahmed Nagi |
Il giornalista Ibrahim Issa è uno storico giornalista ed editorialista egiziano, laico, di sinistra e soprattutto uno dei più tenaci oppositori dei movimenti islamisti in Egitto. Cofondatore del quotidiano laico Al Dustur e poi nel 2011 del liberale Al Tahrir, è anche uno dei commentatori più noti della televisione egiziana.
Dopo la condanna di Ahmed Nagi, Issa ha scritto sul suo nuovo giornale, Al Maqal: “Il potere fanatico di Al Sisi condanna gli scrittori”. Le parole di Issa sono la prova che sta abbandonando il regime anche chi ha sostenuto il generale per paura dei Fratelli musulmani.
In una dichiarazione firmata da quattro blog indipendenti e dai giornali Mada Masr, Za2ed18, Qoll e Zahma si legge:
Il mondo laico comincia a sentire il peso della spada di Damocle su di sé. Sul sito Qal, Shabroun, Abdel Shanfkrir scrive:
Dopo la condanna di Ahmed Nagi, Issa ha scritto sul suo nuovo giornale, Al Maqal: “Il potere fanatico di Al Sisi condanna gli scrittori”. Le parole di Issa sono la prova che sta abbandonando il regime anche chi ha sostenuto il generale per paura dei Fratelli musulmani.
In una dichiarazione firmata da quattro blog indipendenti e dai giornali Mada Masr, Za2ed18, Qoll e Zahma si legge:
Un anno di carcere per il ricercatore Islam al Beheiry, tre anni di prigione per la poeta Fatima Naoot e ora due anni di prigione per Nagi (…). La comunità culturale egiziana non ha più difese contro la censura.La condanna di Nagi, autore di un bellissimo articolo intitolato “Addio alla gioventù”, ripubblicato ora da Mada Masr, è il simbolo di una generazione schiacciata dal potere:
Questo verdetto prova che lo stato ha intenzione di soffocare la gioventù egiziana, e che i suoi nemici non sono solo gli attivisti politici ma chiunque la pensi diversamente.Diversi settori della società egiziana stanno alzando la voce contro il regime, ma senza coordinamento tra di loro: lo sciopero dei medici ha richiamato migliaia di manifestanti, tutti i giorni si scrivono condanne verso le violenze della polizia, e ora la “piccola minoranza” di intellettuali laici prende posizione contro il governo. Il comunicato aggiunge:
La minoranza attiva alla quale Nagi appartiene sarà anche una minoranza, ma non resterà in silenzio fino a quando Nagi non sarà liberato, e fino a quando non sarà annullata l’accusa alla creatività di ‘offendere la moralità pubblica’.I luoghi culturali e artistici del Cairo vengono chiusi uno dopo l’altro. Il centro di arte visiva The Townhouse gallery, chiuso per due mesi, ha ricevuto l’autorizzazione a riaprire parzialmente, ma con una censura pesantissima. Lo spazio culturale dello studio Emmad Eddin, come molti altri spazi della capitale, è sotto controllo per fantasiose ragioni burocratiche.
Il mondo laico comincia a sentire il peso della spada di Damocle su di sé. Sul sito Qal, Shabroun, Abdel Shanfkrir scrive:
Cari cristiani conservatori, cari liberali, tutti sostenitori di Al Sisi, voi appoggiate il regime quando uccide l’altra sponda – i Fratelli musulmani – e lo applaudite anche. Ma ora che arriva il vostro turno, cominciate a stracciarvi le vesti. Caro liberale del sistema attuale, che aspetti il tuo Atatürk per la religione e l’identità, o il tuo nuovo Pinochet per l’economia, è chiaro che qui non ci sono né Atatürk né Bourguiba né Pinochet. Allora, che pensi di fare? (…). Comunque, rifiuto di pensare che proprio tu, adesso sia diventato un sostenitore di Ahmed Nagi.Ahmed Nagi era stato ospite del Festival di Internazionale a Ferrara nel 2011, pochi mesi dopo la rivoluzione. Già all’epoca denunciava le diffuse limitazioni alla libertà di espressione in Egitto.
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