Papa Francesco visita un Centro carcerario a Ciudad Juarez. Un gesto particolarmente significativo in un Paese dove la criminalità, e il narcotraffico in particolare, rappresenta una delle grande piaghe degli ultimi anni. Secondo alcune stime sono non meno di 27 mila i desaparecidos in Messico, vittime della violenza tra bande, del narcotraffico, dei femminicidi.
Penitenziario in Messico |
Da anni in Messico è attiva l’associazione "Libera" di don Luigi Ciotti, che circa ha visitato diverse località incontrando anche i familiari delle vittime. Alessandro Guarasci ha sentito Giulia Poscetti, responsabile di "Libera internazionale" per il Messico:
R. – Siamo impegnati ormai da diversi anni all’interno di una rete che abbiamo proposto: Alas - “America Latina Alternativa Social” - volta proprio a costruire dei percorsi di corresponsabilità, di impegno tra le tante organizzazioni di base, le associazioni di familiari di vittime, per attivare in maniera più strutturata un percorso di contrasto alle mafie che parte dal basso. E in particolare in Messico, dal 2012, è arrivata l’esigenza di costruire una vera e propria campagna di sensibilizzazione: “Pace per il Messico – México por la paz”. Da una parte questa è rivolta al Messico, per scuotere le coscienze a livello internazionale su quello che stava avvenendo nel Paese dopo anni di governo Calderón; e quindi tutto quello che aveva portato la guerra al narcotraffico in termini di vittime, soprusi e violazioni di diritti umani. Dall’altra parte, abbiamo valorizzato tutte quelle proposte, azioni, che già erano, e sono ancora, molto forti nel Paese, attive e presenti, ma che sono sempre state isolate.
D. – Avete visto che sta crescendo una coscienza civile per mettere fine al dramma dei “desaparecidos”, e per lottare contro il narcotraffico?
R. – Noi ci siamo ritrovati a confrontarci e a solidarizzare con numerosissime reti di familiari di desaparecidos. La rete, anche lì – ripeto – è molto attiva. Il problema è di quella che è, dall’altra parte, la volontà politica del governo, allora di Calderón, e adesso di Peña Neto, di sostenere veramente questi percorsi di riscatto, e di restituire alle vittime e ai loro familiari quella dignità, quella giustizia, quella garanzia di verità, giustizia e memoria che tutti dovrebbero avere. Corruzione e mafie sono indissolubili; e questo legame è causa delle violazioni dei diritti umani in Messico.
D. – Il Papa visiterà anche un penitenziario. Possiamo parlare di una nuova stagione per i diritti umani anche nei penitenziari in Messico?
R. – La situazione delle carceri in Messico, allo stato attuale, per quello che è stato finora, è abbastanza disastrata, nel senso che non sono mai stati messi in atto dei programmi effettivi di inclusione e rieducativi. Quindi un reintegrare anche in percorsi di inclusione sociale o lavorativa delle persone detenute. Ci auguriamo vivamente che questa visita del Papa, dal forte valore simbolico, politico e culturale nel Paese, possa anche dare dei nuovi stimoli e dei nuovi contributi per rivedere i programmi all’interno degli istituti penitenziari, e anche per rileggere in maniera diversa le possibili politiche e proposte legislative al riguardo.
R. – Siamo impegnati ormai da diversi anni all’interno di una rete che abbiamo proposto: Alas - “America Latina Alternativa Social” - volta proprio a costruire dei percorsi di corresponsabilità, di impegno tra le tante organizzazioni di base, le associazioni di familiari di vittime, per attivare in maniera più strutturata un percorso di contrasto alle mafie che parte dal basso. E in particolare in Messico, dal 2012, è arrivata l’esigenza di costruire una vera e propria campagna di sensibilizzazione: “Pace per il Messico – México por la paz”. Da una parte questa è rivolta al Messico, per scuotere le coscienze a livello internazionale su quello che stava avvenendo nel Paese dopo anni di governo Calderón; e quindi tutto quello che aveva portato la guerra al narcotraffico in termini di vittime, soprusi e violazioni di diritti umani. Dall’altra parte, abbiamo valorizzato tutte quelle proposte, azioni, che già erano, e sono ancora, molto forti nel Paese, attive e presenti, ma che sono sempre state isolate.
D. – Avete visto che sta crescendo una coscienza civile per mettere fine al dramma dei “desaparecidos”, e per lottare contro il narcotraffico?
R. – Noi ci siamo ritrovati a confrontarci e a solidarizzare con numerosissime reti di familiari di desaparecidos. La rete, anche lì – ripeto – è molto attiva. Il problema è di quella che è, dall’altra parte, la volontà politica del governo, allora di Calderón, e adesso di Peña Neto, di sostenere veramente questi percorsi di riscatto, e di restituire alle vittime e ai loro familiari quella dignità, quella giustizia, quella garanzia di verità, giustizia e memoria che tutti dovrebbero avere. Corruzione e mafie sono indissolubili; e questo legame è causa delle violazioni dei diritti umani in Messico.
D. – Il Papa visiterà anche un penitenziario. Possiamo parlare di una nuova stagione per i diritti umani anche nei penitenziari in Messico?
R. – La situazione delle carceri in Messico, allo stato attuale, per quello che è stato finora, è abbastanza disastrata, nel senso che non sono mai stati messi in atto dei programmi effettivi di inclusione e rieducativi. Quindi un reintegrare anche in percorsi di inclusione sociale o lavorativa delle persone detenute. Ci auguriamo vivamente che questa visita del Papa, dal forte valore simbolico, politico e culturale nel Paese, possa anche dare dei nuovi stimoli e dei nuovi contributi per rivedere i programmi all’interno degli istituti penitenziari, e anche per rileggere in maniera diversa le possibili politiche e proposte legislative al riguardo.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.