La barriera, di sabbia e fossati scavati nel deserto, è lunga per ora 196 km. Il ministro della Difesa: "Ora possiamo combattere il terrorismo in modo più attivo ed efficace".
Un altro muro. Un altro confine sigillato. Aspettando terroristi che non danno tregua.
Attendendo una guerra che quasi tutti, ormai, considerano inevitabile. Il suo muro, senza troppo clamore, la Tunisia l'ha costruito in queste settimane alla frontiera con la Libia. È lungo 196 chilometri, per ora. Ed è fatto di sabbia e di fossati scavati nel deserto, per adesso. I lavori sono appena terminati ed è stato il governo tunisino a darne la notizia sabato, accompagnando i giornalisti a visitarlo: "Missione compiuta - ha dichiarato il ministro della Difesa, Farhat Horchani. Adesso siamo in grado di combattere il terrorismo in modo più attivo ed efficace. È importante dirlo perché tutti sappiano, l'opinione pubblica nazionale e internazionale".
Quella nazionale: in buona parte preoccupata per quel mezzo milione d'immigrati libici che hanno invaso la Tunisia dalla caduta di Gheddafi e, soprattutto, per i tre grandi attentati del 2015. Quella internazionale: allarmata dalle infiltrazioni jihadiste che stanno facendo del Paese dei Gelsomini un pericoloso roveto di foreign fighters sempre al fronte, di guerriglieri che infestano i monti al confine algerino, d'incontrollati traffici nel Sud.
Basta con l'anarchia, ha deciso il governo Essid, che non vuol sentir parlare di "muro di separazione" o di paragoni con altri celebri serpentoni di cemento, da Cipro a Israele: "È solo una misura in più di sicurezza. La sua efficacia è già stata provata, abbiamo fermato diversi veicoli di contrabbandieri d'armi". Solo l'anno scorso peraltro, dopo gli attentati al Bardo e ai turisti in spiaggia, il confine con la Libia era rimasto chiuso per diverse settimane ed era stata annunciata una barriera anti-Isis. Dopo l'estate le voci s'erano fermate, i lavori no: opera d'un consorzio d'imprese tenute al segreto militare, il muro sarà munito di videocamere di sorveglianza e di sensori, mentre consiglieri militari inviati dalla Germania e dagli Usa daranno "aiuto tecnico" ai gendarmi tunisini.
La barriera servirà anche in previsione d'un sempre più probabile intervento armato occidentale in Libia: in questo senso, è la prima struttura logistica di cui si abbia notizia, dopo che nei mesi scorsi il governo tunisino aveva negato agli americani il permesso d'installare basi mobili nel deserto meridionale.
Da settimane, ha rivelato il sito israeliano Debka, proprio lungo il confine libico e tunisino operano corpi speciali Usa ed europei, "anche italiani", ed è per questo che Horchani - perlustrando l'area sbarrata - ha voluto precisare come la Tunisia resti contraria a operazioni militari in Libia, ma come sia altrettanto inevitabile che l'ultima parola spetti all'Onu. Giovedì scorso, per Tunisi è passato anche il generale cirenaico Khalifa Haftar che del nuovo governo libico d'unità nazionale - votato nelle prossime ore, incaricato dall'Onu di chiedere un intervento militare internazionale - è uno dei garanti. Gli hanno chiesto se, quando e come partiranno le operazioni. Non ha risposto.
di Francesco Battistini
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