Sono morte congelate nella neve nei pressi dalla cittadina di Malko Tarnovo, poco dopo aver attraversato il confine tra Turchia e Bulgaria. Una donna e una ragazza di forse quindici anni, probabilmente afgane, sono state rintracciate – quando già era troppo tardi – da pattuglie della polizia di frontiera bulgara nel tardo pomeriggio di sabato 6 febbraio.
Le due viaggiavano insieme ad un gruppo di 19 persone, di cui 12 minorenni, in una zona di montagna ricoperta da almeno trenta centimetri di neve. Tutto il gruppo era in condizioni di grave assideramento: altre due donne e 11 minori sono stati ricoverati nell'ospedale di Burgas con gravi segni di congelamento, anche se la loro vita non sembra al momento in pericolo.
“Purtroppo succede spesso che i trafficanti, dopo aver ricevuto il pagamento pattuito, abbandonino le persone che hanno aiutato ad attraversare il confine”, ha dichiarato il direttore della polizia di confine bulgara Antonio Agelov. “I gruppi di migranti perdono così l'orientamento, e non sanno dove si trovano”. Lo stesso Angelov ha poi invitato rifugiati e migranti a non fidarsi di chi promette loro di accompagnarli al sicuro in cambio di denaro.
Nonostante sia oggi marginale rispetto alla cosiddetta “rotta balcanica” - che attraverso Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia nel 2015 ha portato almeno un milione di persone in fuga da paesi come Siria, Afganistan e Iraq verso l'Europa centrale – la Bulgaria continua ad essere un paese di passaggio per rifugiati, richiedenti asilo e migranti.
Negli anni scorsi Sofia ha deciso di costruire una barriera di filo spinato al confine con la Turchia proprio per controllare il flusso in entrata. Negli ultimi anni, varie organizzazioni che si battono per i diritti umani hanno denunciato un atteggiamento violento e rimpatri illegali portati avanti dalle forze di polizia bulgara nei confronti dei migranti.
“Purtroppo succede spesso che i trafficanti, dopo aver ricevuto il pagamento pattuito, abbandonino le persone che hanno aiutato ad attraversare il confine”, ha dichiarato il direttore della polizia di confine bulgara Antonio Agelov. “I gruppi di migranti perdono così l'orientamento, e non sanno dove si trovano”. Lo stesso Angelov ha poi invitato rifugiati e migranti a non fidarsi di chi promette loro di accompagnarli al sicuro in cambio di denaro.
Nonostante sia oggi marginale rispetto alla cosiddetta “rotta balcanica” - che attraverso Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia nel 2015 ha portato almeno un milione di persone in fuga da paesi come Siria, Afganistan e Iraq verso l'Europa centrale – la Bulgaria continua ad essere un paese di passaggio per rifugiati, richiedenti asilo e migranti.
Negli anni scorsi Sofia ha deciso di costruire una barriera di filo spinato al confine con la Turchia proprio per controllare il flusso in entrata. Negli ultimi anni, varie organizzazioni che si battono per i diritti umani hanno denunciato un atteggiamento violento e rimpatri illegali portati avanti dalle forze di polizia bulgara nei confronti dei migranti.
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