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sabato 6 febbraio 2016

Stati Uniti: il Pentagono pubblica le foto delle torture sui detenuti dell'era Bush

Askanews
Obbligato da un tribunale dopo una battaglia legale di non profit. Il Pentagono è stato costretto a pubblicare circa 200 foto di detenuti vittime di torture e abusi nelle carceri statunitensi in Iraq, Afghanistan e (forse) Guantánamo. 

Si tratta dell'esito di una battaglia legale che dura da più di dieci anni. È dall'ottobre del 2003 infatti che l'associazione American Civil Liberties Union lotta per la pubblicazione delle foto delle torture attuate nelle prigioni americane in Medio Oriente nel corso dell'era Bush.
E per quanto si dica felice di questa vittoria, l'associazione ha comunque annunciato di voler proseguire nella sua battaglia per la divulgazione di altre 1.800 immagini, che il Pentagono si ostina a mantenere segrete. Già a novembre scorso, il segretario alla Difesa, Ashton Carter, aveva aperto la strada alla pubblicazione di 198 fotografie, dopo che due dei suoi predecessori, Leon Panetta e Robert Gates, si erano rifiutati di divulgarle. Ciononostante l'American Liberties Civil Union aveva criticato quel rilascio come "insufficiente e arbitrario", attaccando apertamente l'amministrazione Obama.
D'altronde, i rapporti tra l'associazione e il 44esimo presidente non sono mai stati idilliaci. Soprattutto da quando, nel maggio del 2009, l'attuale commander in chief vietò che le foto compromettenti dei torturati venissero pubblicate, per evitare di provocare sentimenti anti-americani. Pochi mesi dopo il Congresso approvò il Protected National Security Documents Act. Il provvedimento consentiva la distruzione delle foto dei torturati durante l'era Bush, a meno che il segretario alla Difesa non fosse in grado di garantire che la loro eventuale divulgazione non comportasse pericoli per le truppe americane.
Nel 2014, la svolta. Una sentenza federale obbligò il Pentagono a individuare le immagini dannose per la sicurezza nazionale, attraverso adeguate motivazioni. Secondo il giudice, non tutte le foto avrebbero difatti costituito un pericolo per gli Stati Uniti, contraddicendo platealmente quanto sostenuto dai due precedenti segretari alla Difesa, Gates e Panetta, appunti. Ma la battaglia legale continua. Il 19 febbraio, la prossima udienza. Il gruppo ha citato il caso di Eric Garner, l'afroamericano morto per soffocamento a New York dopo che un poliziotto lo aveva atterrato con la presa al collo. Il video circolò molto sui social media e diede il via a proteste in tutti gli Stati Uniti. "Crediamo che le foto, quando vengono pubblicate, possano avere la capacità di fare lo stesso nei casi di abusi contro i detenuti, e credo che anche il Pentagono lo sappia", ha detto al Guardian Alex Abdo, avvocato della non profit.

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