Il caso dei due bambini nel carcere di Dozza con la loro mamma riapre la discussione sulla realtà dei 46 bambini che in Italia vivono dietro le sbarre con le loro madri
I due bambini in carcere alla Dozza "vengano da noi". Lo sottolinea la Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini. "Sono in carcere a 5 e a 18 mesi insieme con la loro madre che è detenuta in custodia cautelare nel carcere Dozza di Bologna
- prosegue l'associazione riminese -. I
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l bambino più grande manifesta i tipici segnali derivati dal permanere in un luogo assolutamente incompatibile con l'infanzia: forte stato di agitazione, pianto, angoscia e ribellione, pugni picchiati contro la porta della sala colloqui quando veniva chiusa, secondo la testimonianza che Elisabetta Laganà, garante per i diritti dei detenuti di Bologna, che li ha incontrati".
La Comunità chiede "l'inserimento in una casa di accoglienza protetta per la madre con i due minori, così come per altri 46 bimbi che in Italia sono nella stessa situazione". Il responsabile Giovanni Ramonda conferma che alla Comunità sono "disponibili ad accogliere queste madri con i loro figli.
Non è possibile allontanarli dalle madri, né ci si può accontentare di soluzioni come quelle delle carceri attenuate, che non sono adeguate ai bisogni dei bambini. Non possiamo nemmeno lontanamente paragonare le possibilità di reinserimento in società che avrebbero questi nuclei familiari affiancando loro un papà e una mamma di casa famiglia, rispetto a quelle che offre un istituto carcerario. Di fatto questi bambini rischiano di essere già condannati alla devianza".
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