Sono più di trenta i minatori detenuti per gli scioperi dei giorni scorsi nel nord-est del Paese in cui i dipendenti del settore minerario chiedevano il pagamento dei salari non retribuiti. Lo rivelano alcuni abitanti dell'area dove si sono svolti gli scioperi che hanno parlato ai microfoni dell'agenzia France Press.
Gli scioperi erano scoppiati nella città di Shuangyashan nella provincia dello Heilongjiang, al confine con la Siberia, e hanno riguardato migliaia di dipendenti delle società minerarie locali, proprio mentre a Pechino si teneva la sessione annuale di lavoro dell'Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese, che mercoledì scorso ha approvato il nuovo piano quinquennale di sviluppo per gli anni 2016-2020.
I settori del carbone e dell'acciaio sono tra i più colpiti dalle riforme strutturali cinesi, e quelli che soffrono maggiormente dei problemi legati alla sovrapproduzione. Secondo le stime più pessimiste, potrebbero perdere il posto fino a sei milioni di lavoratori dei settori più a rischio (1,8 milioni dei quali proprio nei comparti del carbone e dell'acciaio). Per loro, il governo ha annunciato, il mese scorso, la creazione di un fondo da 15 miliardi di dollari per aiutarli nel reinserimento.
Il rallentamento dell'economia in Cina - in crescita del 6,9% nel 2015, ai minimi degli ultimi 25 anni - sta mettendo in difficoltà diversi settori industriali, compresi l'edilizia e più in generale il manifatturiero, che manda da tempo segnali di indebolimento.
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