A bordo della Nave Cavour - A sette mesi e mezzo dall'avvio operativo, 'Sophia' "ha salvato oltre diecimila vite", ha "distrutto 84 barconi", ha "arrestato 53 contrabbandieri" e soprattutto "fa deterrenza" nella rotta sud delle migrazioni.
'Sophia', come la chiamano i militari, è la missione navale europea 'EuNavFor Med' che dal 27 luglio opera nelle acque internazionali davanti alla Libia.
Ma i disperati in fuga dall'Africa, spiega Credendino, continuano a morire soprattutto nelle acque territoriali libiche, in quelle 12 miglia che sono ancora fuori dal raggio di azione della missione europea.
I nuovi schiavisti, vista la presenza di 'Sophia', hanno cambiato tattiche. Vanno meno in mare personalmente, ma dalla costa della Tripolitania lanciano per lo più gommoni - spesso acquistati in Cina - carichi con un centinaio di migranti. I barconi di legno, che possono caricare fino a 500 persone, invece cominciano a scarseggiare.
Il modello dei trafficanti si è adeguato: incassano il denaro (fino a centomila euro il bottino con un gommone, fino a 400mila con un barcone) e abbandonano i migranti al loro destino. Qualcuno li raccoglierà. Per salvare più vite e combattere più efficacemente il business dei trafficanti sarebbe necessario che EuNavFor Med "fosse invitata da un governo di unità nazionale e ci fosse una risoluzione dell'Onu" per passare prima alla 'fase 2B', che permetterebbe di operare nelle acque territoriali libiche. Poi alla 'fase 3', ma solo per combattere i trafficanti "assieme alle forze libiche sulla costa".
Credendino sottolinea come l'obiettivo di Sophia - lanciata "a tempo di record" dopo il naufragio in cui lo scorso anno morirono 800 migranti a largo di Tripoli - è sì la "distruzione del business model di trafficanti e contrabbandieri", ma la priorità morale è quella di salvare le vite umane. Rispettando strettamente, allo stesso tempo, il principio di "non respingimento": tutte le persone salvate, compresi gli scafisti che vengono consegnati alla giustizia, vengono portati in Italia. "Mai in Libia o in paesi terzi". Nel 2015, prima che cominciasse l'operazione europea, il flusso dei migranti era diviso praticamente a metà tra la rotta sud e quella balcanica.
Dopo i primi mesi in 'fase 1', dedicati soprattutto alla raccolta di informazioni, la missione il 7 ottobre è passata alla 'fase 2A'. Ed i flussi sono cambiati drasticamente: 82% sulla rotta balcanica, 16% su quella mediterranea. Valore sceso a 7% nei primi mesi del 2016.
Credendino sottolinea come l'obiettivo di Sophia - lanciata "a tempo di record" dopo il naufragio in cui lo scorso anno morirono 800 migranti a largo di Tripoli - è sì la "distruzione del business model di trafficanti e contrabbandieri", ma la priorità morale è quella di salvare le vite umane. Rispettando strettamente, allo stesso tempo, il principio di "non respingimento": tutte le persone salvate, compresi gli scafisti che vengono consegnati alla giustizia, vengono portati in Italia. "Mai in Libia o in paesi terzi". Nel 2015, prima che cominciasse l'operazione europea, il flusso dei migranti era diviso praticamente a metà tra la rotta sud e quella balcanica.
Dopo i primi mesi in 'fase 1', dedicati soprattutto alla raccolta di informazioni, la missione il 7 ottobre è passata alla 'fase 2A'. Ed i flussi sono cambiati drasticamente: 82% sulla rotta balcanica, 16% su quella mediterranea. Valore sceso a 7% nei primi mesi del 2016.
A cambiare la situazione, secondo Credendino, tre fattori, assieme a quello climatico. Intanto un Egitto che fa "un controllo molto efficace delle sue frontiere", che quindi impedisce gli attraversamenti di chi fugge dal Medio Oriente, ed ha anche fermato le partenze dai suoi porti. Poi il fatto che "la rotta sud è la più pericolosa ed i migranti lo sanno", tanto che "nel 2015 ha fatto quasi tremila morti, tutti nelle acque territoriali libiche".
Infine il fatto che proprio Sophia "ha fatto deterrenza sui trafficanti, che hanno perso la libertà di manovra nelle acque internazionali".
Con la chiusura della rotta balcanica però c'è da attendersi che migranti e trafficanti possano tornare non solo a passare per la Libia (affrontando il periplo attraverso il Sudan), ma anche a partire direttamente da Siria, Libano e Turchia "come già visto nel 2012 e 2013".
Per ora però il traffico è concentrato in Tripolitania, in attesa delle prossime mosse. "I trafficanti sanno che prima o poi arriveremo", dice Credendino. Che tende ad escludere l'infiltrazione di terroristi, considerandolo "possibile ma molto improbabile", prima di tutto - spiega - perché "la rotta sud è la più pericolosa", poi perché "sanno che saranno presi e consegnati alla polizia". Ed è chiaro che per i terroristi è "più facile prendere aerei, navi commerciali o mescolarsi nella rotta balcanica".
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