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mercoledì 2 marzo 2016

Sudan, nel Darfur in guerra da 13 anni: 124 villaggi bruciati e centinaia di morti in ultimi 30 giorni

La Repubblica
Rapporto 2016 di "Italians for Darfur": 124 villaggi bruciati, centinaia di morti e 120mila sfollati solo nelle ultime quattro settimane. Un massacro dimenticato

Roma - Decine di bombardamenti, 120mila nuovi sfollati, centinaia di vittime in poco più di venti giorni. E ancora: la ripresa degli stupri di massa in Darfur, usati come arma di guerra e l'aumento della repressione contro la libertà di stampa in tutto il Sudan.
Questi i principali punti contenuti nell'annuale rapporto sul Sudan di Italians for Darfur che riferisce sulle violenze e l'aggravamento della crisi umanitaria nella regione occidentale sudanese nell'ultimo anno. Una crisi ormai dimenticata dalla cosiddetta "comunità internazionale", come ignorate sono le altre aree di conflitto del paese africano.

Un anno di violenze che proseguono nel 2016. Il resoconto di un anno di violenze e di violazioni di diritti umani è stato illustrato il 25 febbraio in Senato dalla presidente dell'associazione Italians for Darfur, la giornalista e attivista Antonella Napoli, con la testimonianza di Niemat Ahmadi, una donna sopravvissuta al genocidio, ascoltata in audizione dalla Commissione Diritti Umani, presieduta dal senatore Luigi Manconi. All'incontro sono intervenuti il senatore del Partito democratico Roberto Cociancich, responsabile Europa Pd; il presidente della Federazione nazionale della stampa Beppe Giulietti; il rappresentante della Chiesa evangelica italiana, Leonardo De Chirico ed Elisa Marincola, portavoce di Articolo 21.

"E' in atto una soluzione finale". Fuggita dal Sudan dopo aver ricevuto due volte minacce di morte, Niemat Ahmadi, che negli Stati Uniti ha fondato un'organizzazione internazionale per i diritti umani, Darfur women action ha dichiarato in Commissione con fermezza, "il governo sudanese sta attuando la soluzione finale". Durante l'audizione in Parlamento la Ahmadi ha denunciato le nuove violenze perpetrate nei confronti della popolazione e ha rivolto un appello al governo italiano e all'Europa, che la scorsa settimana ha previsto lo stanziamento di 100 milioni di euro per arginare i nuovi flussi migratori dall'Africa sub - sahariana, a pretendere che Khartoum sospenda i bombardamenti.

La crisi più lunga del secolo. "Siamo di fronte alla crisi umanitaria più lunga del secolo - ha evidenziato la Napoli da anni impegnata nella campagna di sensibilizzazione sul Darfur - grazie a Niemat è stato possibile illustrare in Parlamento in modo diretto e crudo la situazione nel paese africano su cui, paradossalmente, l'Europa punta per controllare le migrazioni dall'Africa sub - sahariana. E per questo ci chiediamo: quali garanzie sono state fornite sul rispetto dei diritti umani nella gestione dei flussi migratori? Sono previste forme di monitoraggio per garantire che non siano commessi abusi? L’esperienza di quanto avvenuto in passato, nelle oasi della Libia, grazie agli accordi del governo Berlusconi con Gheddafi, è ancora vivida nella memoria di tutti noi".

Parlamentari chiedono che Europa pretendi rispetto diriti umani. "A fronte della decisione della Commissione europea di questo importante stanziamento di fondi per controllare i profughi che fuggono dal Corno d’Africa - ha aggiunto il senatore Roberto Cociancich, responsabile Europa del Partito democratico - chiedo che l'Ue, che attraverso l'alto rappresentante della Politica estera europea Federica Mogherini aveva espresso preoccupazione per i conflitti in corso in Sudan, pretenda l'impegno di Khartoum per la ripresa dei colloqui di pace per cercare di raggiungere un accordo che ponga fine alle crisi nel Sud Kordofan, nel Blue Nile e in Darfur e garantisca la fine delle violazioni dei diritti umani. L'Ue, ma anche l'Italia, forti degli aiuti già stanziati per rafforzare la cooperazione nella aree di comune interesse, possono avere un ruolo importante per la pacifacazione nel paese" ha concluso il senatore.

I dati salienti del Rapporto. A distanza di 13 anni dall'inizio del conflitto, la situazione nella regione occidentale del Sudan rimane in uno stato di grande instabilità. Al momento gli sfollati interni hanno superato i due milioni. Nonostante il conflitto su larga scala sia stato circoscritto, sacche di resistenza della ribellione in Darfur continuano a contrapporsi alle Forze armate del Governo sudanese che prosegue la campagna di bombardamenti e di attacchi contro le roccaforti dei ribelli del Sudan Liberation Movement guidato da Wahid al Nur. I nuovi sfollati, fuggiti dai bombardamenti e dai combattimenti tra le forze governative e i ribelli asserragliati nell'area di Jebel Marra, sono in una situazione umanitaria ‘disperata’. Le vittime, secondo le fonti darfuriane, sarebbero almeno 3 mila, ma al momento non è possibile avere stime certe perché i 'caschi blu' non riescono a raggiungere le zone montuose colpite dai raid aerei. Gli unici a poter fornire notizie sono i sopravvissuti.

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